17 maggio, 2020

Sconcerto, stupore...e confusione

Cari amici e lettori miei,
vi rendete conto che ogni giorno sempre di più accadono “cose”, in Italia, che veramente ci fanno esclamare, sconsolati e disarmati: “ma sono tutti ammattiti?; ma il ‘fondo’ non lo avevamo già toccato ieri o l’altro ieri?; ma si sono tutti bevuto il cervello?!”
Quindi vai di sfiducia, sconforto e rassegnazione, che poi sono l’unica ‘merce’ di cui c’è ancora abbondanza e costa poco…; però non bisogna demoralizzarsi, alzare le spalle come se fossero cose che non ci riguardano o, peggio, arrendersi, cedere e adeguarsi. 
No, al contrario bisogna reagire, contrastare, opporsi, che tra l’altro fa bene anche alla salute. 
Sissignori, è così ; l’incazzarsi fa bene al piloro, al duodeno, alla colecisti e a ‘mille’ altre parti del nostro organismo: un po’ meno alla pressione sanguigna, questo è vero, ma è sempre meglio che il rassegnarsi, quantunque e comunque; che il flettersi e piegarsi come canne al vento; che il prenderlo … …. e doverselo tenere, così, senza reagire, senza protestare e combattere, al contrario accettando tutto, subendo tutto, abbozzando e fare buon viso a cattiva sorte, come si dice. 
Per questo dobbiamo plaudire e unirci a quella moltitudine di italiani che, recentemente, si è imbestialita, si è incollerita, si è arrabbiata (eufemismi), relativamente alla vicenda di quella santarellina, di quella verginella, di quella pulzella che risponde al cognome di Romano ma che, battezzata Silvia, ci si ripresenta, intabarrata, inchiavardata e scafandrata, con l’islamico nome di Aisha in omaggio alla sposa-bambina di Maometto. 
Non la farò lunga, cari amici e lettori miei, poiché di tale vicenda umiliante, degradante e assai costosa per noi sapete già tutto (perlomeno quello che i ‘governanti e l’informazione ufficiale’ ci permettono di sapere), e tuttavia a questa ‘sciacquina’, a questa ‘cooperante’, a questa ‘anima bella e buonista’ che invece di dedicarsi alle necessità, disagi e sofferenze dei bambini che vivono nei quartieri degradati delle città italiane si inventa di avventurarsi, sconsideratamente; di azzardarsi, senza coperture e protezioni di alcun tipo; di arrischiarsi, come un’oca giuliva e una vispateresa qualsiasi in una delle tante lande africane pericolosissime per una ragazza, bianca soprattutto: insomma, a una sprovveduta siffatta, a una irresponsabile del genere, a una ‘crocerossina’ di tale categoria, a una che come massima aspirazione aveva quella di un ‘selfie’ con un negretto in braccio, ebbene, qualche domanda, vista la quantità di denaro (nostro) che ci è costata, la dobbiamo e la possiamo pur porre. 
E’ un nostro pieno diritto. 
Dice, la santarellina Silvia Romano e i suoi corifèi e tutti i benpensanti suoi sostenitori: “sono libera e indipendente, non ero e non sono legata a nessuno, ho scelto in autonomia, ma che volete da me?!” etc. etc. 
Rispondono, gli Italiani, quelli che hanno pagato un sacco di soldi e che sono stufi di prendere sberle, calci in culo ed essere presi per i fondelli: “Eh già, potevi e in effetti hai fatto tutti i cavolacci tuoi; le tue mattane le hai assecondate tutte; i tuoi grilli in testa ti hanno sopraffatto (e di questo non ce ne può fregar di meno), ma il fatto che per il tuo riscatto abbiamo pagato noi, popolo italiano, e che i 4 milioni di euro (ma forse sono molti di più), che abbiamo sborsato noi potevano e dovevano servire per le nostre mille urgenze, ebbene, tutto questo non ti fa sentire un’incosciente, una scriteriata e dissennata?: ti sei convertita (?!), hai imparato l’arabo, hai studiato il corano; ti metti le palandrane islamiche, ti chiami Aisha, ma, ripetiamo, a noi che ce ne frega dei tuoi colpi di testa?: bastava che fossero a tuo carico, in gobba alla tua famiglia e ai burattini che tirano i tuoi fili! Sono costoro infatti, e la tua famiglia, e non noi Italiani, che si devono far carico delle spese concernenti la cura, ammesso che tu possa guarire, necessaria per il terribile attacco di ‘sindrome di Stoccolma’ di cui sei affetta!” 
Ecco, questo rispondono gli Italiani, di fronte all’ennesimo calar di braghe di questo pseudo governo giallo-comunista di ‘Giuseppi’, che, tanto per cambiare, ha rimediato la solita figura meschina anche e soprattutto con il penoso spettacolo del ricevimento a Ciampino: un assembramento mostruoso, ‘premier’, ministro ‘bibitaro’ e tutta la corte di nani e ballerine che, in sfregio e in spregio alle norme sanitarie da loro stessi emanate si contendevano i ‘selfie’, i complimenti e le pacche sulle spalle. Che schifo. Che vomito!
Andiamo oltre però, e veniamo ora alle ‘Piccole storie’ di casa nostra, che, pur sembrando di poco conto in effetti sono significative e dimostrative di un andazzo, ormai consolidato all’interno della gerarchia ecclesiastica, completamente rinunciatario rispetto al mandato affidato alla Chiesa da Nostro Signore Gesù Cristo; andazzo sincretistico, appunto, e per certi aspetti pure apostatico.

Dice, anzi scrive il prete superiore del Patronato San Vincenzo di Bergamo, Davide Rota, in un articoletto ‘divertente, spiritoso e ironico’, di essere sopravvissuto al Coronavirus grazie all’apporto della nostra Sanità e volontariato, in primis; cita anche il Padreterno e… ringrazia pure l’ignoto sciamano che, in Africa, con un bel rito vudù richiesto dagli ‘ospiti africani’ del Patronato stesso ha sicuramente contribuito alla sua guarigione: concludendo il tutto con un incredibile “Non si sa mai: in certe occasioni è bene tenersi buoni tutti quanti.”
Beh, cari amici e lettori miei, forse qualcuno dirà che è proprio una piccola cosa, una piccola storia, ma non è affatto così; non si può minimizzare, sorridere o addirittura scherzare: in argomento il Magistero cattolico è chiaro e inflessibile, e ne scaturisce la condanna.
In fatto di ‘animismo’, le pratiche di magia e stregoneria (poiché di questo si tratta), sono gravemente contrarie alla virtù della nostra Religione: tali pratiche sono ancora più da condannare quando in esse si ricorre all’intervento dei dèmoni; lo spiritismo infatti spesso implica pratiche divinatorie o magiche.
Ecco, questo è lo ‘stato’ in cui versa la Chiesa, oggi, che all’interno di sé stessa vede la confusione, il marasma, lo sbandamento di parecchi preti che, abbandonate le Verità dell’unica vera Chiesa, quella di Cristo, con leggerezza e superficialità assimilano le contro-nature ecumeniste che stanno inesorabilmente distruggendo la nostra Chiesa, Una, Santa, Cattolica, Apostolica e Romana.
Un’ultima cosa, cari amici e lettori miei, e poi ci salutiamo.
Non so se ve ne siete accorti, ma in questi tempi di emergenza sanitaria è ancora in corso (e non si è mai fermata), l’abominevole “guerra alla Vita” da parte di numerose associazioni abortiste, di casa nostra, così come quelle internazionali (e miliardarie), quali, ad esempio, Amnesty, Human Right Watch, Planned Parenthood e compagnia bella (si fa per dire).
Ovvio che tale “guerra santa” gode del plauso, degli aiuti e delle benedizioni di luminosi benefattori dell’umanità che rispondono ai nomi, tra gli altri, di R.Saviano, L.Boldrini, V.Fedeli, L.Turco, M.Cappato, E.Bonino e compagnia bella (si fa per dire, bis).
Ebbene, costoro, col pretesto degli ospedali saturi a causa del Covid19, mirano e brigano affinché vengano modificate le linee guida per la somministrazione della pillola abortiva Ru486: in pratica vorrebbero, con provvedimenti Regionali, de-ospedalizzare l’aborto farmacologico che attualmente prevede tre giorni di ricovero, autorizzando la procedura nei consultori e negli ambulatori e spostando il limite, per la somministrazione, dalle 7 settimane di gravidanza attuali alle 9 settimane.
Ricordiamo che la Ru486 non è propriamente un farmaco, bensì un pesticida umano che uccide bambini nel grembo materno, poiché, evidentemente, la maternità non è una malattia!
Non vado oltre, cari amici e lettori. Non credo sia necessario dire altro.
Iddio confonde coloro che vuol disperdere!
Ecco, che questo stia accadendo mi pare che ci siano chiari avvertimenti.


03 maggio, 2020

25 aprile…ma quale festa?!

Cari amici e lettori miei,
e così ce l’hanno fatta! E chi ne dubitava?!
Sfidando tutto e tutti infatti, soprattutto le intemperie, le avversità, gli editti e i proclami e i divieti in vigore: ‘sprezzanti’ del pericolo e non curandosi delle pattuglie di poliziotti, carabinieri, finanzieri, guardie giurate, questurini, forestali e guardaboschi che si trovavano ovunque, indifferenti quindi ai droni, ai satelliti, agli elicotteri e altre diavolerie incombenti, eccoli, i partigiani, fieri ed impettiti, che il 25 aprile scorso hanno ‘voluto esserci’.
Hanno voluto presidiare, picchettare e difendere la ‘libertà’ e fare muro con i loro indomiti petti al risorgente fascismo, nazismo e razzismo.
Fregandosene (ma che bella parola fascista!) di tutti i divieti imposti dal patrio governo di “Giuseppi” per contrastare il coronavirus; sbattendosene dei posti di blocco governativi atti ad impedire assembramenti, riunioni e cortei; infischiandosene delle restrizioni di qualsivoglia tipo, eccoli, i partigiani, con fazzoletto rosso al collo, pugni chiusi alzati e bellicosi inni in gola (alla mielosa ‘bella ciao’ infatti veniva alternata ‘bandiera rossa’ e ‘fischia il vento’); eccoli percorrere vie e occupare piazze d’Italia per ribadire, con il giornale dei vescovi l’Avvenire a fare da ruffiano, il loro triplice ‘resistere’, ‘resistere’, ‘resistere’ di ‘Borrelliana’ memoria.
Un’altra occasione sprecata dunque, un’altra opportunità persa, quest’anno più significativamente dei precedenti perché era il 75°, anno che avrebbe dovuto marcare, sottolineare il tanto tempo trascorso e quindi indurre, quasi naturalmente, alla volontà di non riaccendere, non rinfocolare e riattizzare - ancora - odio, disprezzo e livore: sentimenti questi, stati d’animo che, stante appunto i tre quarti di secolo ormai trascorsi si pensava potessero essere ritenuti ormai superati, valicati e oltrepassati, anche in nome di quel ‘parce sepulto’ che sottolinea ed accentua l’inutilità e la diabolicità dell’odiare dopo la sopravvenuta morte.
Invece… consideriamo un poco, cari amici e lettori miei, e gettiamo uno sguardo al passato, al vissuto e alle vicende di altri popoli, di altre genti, di altre nazioni che, nel tempo, hanno vissuto, come noi italiani, l’immane, tragica e sanguinosa vicenda di una guerra civile: tutti i più importanti e grandi popoli europei infatti, ricchissimi di storia patria, dagli spagnoli agli inglesi, dai francesi ai tedeschi (e anche gli americani), in epoche diverse e più o meno lontane nel tempo hanno vissuto la loro dolorosissima ‘guerra civile’: lotte fratricide, fiumi di sangue versato, atrocità, efferatezze e inumanità che, però, il tempo ha via via lenito, cicatrizzato e poi guarito. Storicizzando il tutto.
Non dimenticando nulla ma comunque consegnandolo alla Storia: senza vendette, senza rappresaglie, senza rivalse postume sui fratelli sconfitti.
Di certo non c’è nazione al mondo, ripetiamo, non c’è nazione al mondo che, al pari dell’Italia, a distanza di così lungo tempo ancora demonizzi, perseguiti e opprima una larga parte del proprio popolo che non la pensa così come una presunta maggioranza ritiene debba essere pensato: per questo il 25 aprile non è mai stata e mai lo sarà, una ‘festa’ condivisa: fin dalla sua origine infatti tale data ha manifestato il suo carattere fazioso e divisivo, partigiano appunto, teso cioè a dividere gli italiani in due categorie, quelli che bevono la narrazione della ‘resistenza’ che ha ‘liberato’ l’Italia, angeli dunque, e quelli che invece contrastano tale versione, quindi dèmoni.
E’ stato detto centomila volte, ed è un fatto, che l’Italia è stata ‘liberata’ dagli anglo-americani: superfluo aggiungere che la ‘resistenza’ (ma ancora non la vogliono capire!) era da equiparare al due di picche quando la briscola era bastoni.
Dunque una ‘festa’ mai davvero sentita quella del 25 aprile, che tra l’altro era andata ‘spegnendosi’ sin dagli anni ’80 del secolo scorso per poi riaccendersi, seppure blandamente ma sempre faziosamente, negli anni ’90 e successivi duemila a seconda dell’alternanza di governi ‘berlusconiani’ ed ‘ulivisti’.
E’ con il profilarsi della incarnazione dell’Eterno Fascista di questi ultimi tempi tuttavia, con l’affermarsi dei ‘populismi’ e dei ‘sovranismi’ che si materializza la necessità del ritorno ad un passato partigiano: paradossalmente, “a da venì Baffone”, “il sol dell’avvenire”, “le magnifiche sorti e progressive” tornano ad essere, adattate ai nostri anni, parole d’ordine e motivazioni per opporsi, sempre, dovunque, comunque e quantunque al risorgente ‘pericolo’ del Fascismo Eterno.
E allora vai di faziosità, vai di settarismo, vai di partigianeria, vai di prevaricazione, vai di menzogna!
E di faccia tosta pure!
Perché bisognerebbe anche spiegare, cari amici e lettori miei, per venire alla nostra Bergamo, con quale titolo di rappresentanza, in nome di chi, il 25 aprile scorso, con Gori e Gafforelli (legittimati in quanto rappresentanti la Città e la Provincia), uno sconosciuto presidente provinciale dell’Anpi figurava, appunto, tra le autorità deponenti le corone d’alloro…: ma tutti gli altri, le Associazioni d’Arma in primis, dov’erano?, perché sono state tenute fuori dal novero delle ‘autorità’?
Comunque… chissà se tra le vittime cui l’Anpi, con la sua ‘autorità’, rendeva memoria figuravano, per esempio, anche i 132 preti assassinati dai partigiani comunisti nel famigerato ‘triangolo rosso’ dell’Emilia durante la lotta di ‘liberazione’?!
Che c’entrano, dirà qualcuno, i preti assassinati in Emilia e le decine di migliaia di vittime fasciste o presunte tali (anche donne, vecchi e ragazzi a volte eliminati solo per un grado di parentela con militi fascisti), uccise tra Modena, Bologna e Reggio Emilia… qui siamo a Bergamo…
Già, è vero.
E allora, tornando alla nostra terra…, forse ci si aspettava che l’Anpi includesse, sebbene solo figurativamente, tra le vittime cui rendere omaggio, anche i 43 ragazzi della Tagliamento trucidati dai partigiani comunisti in quel di Rovetta il 28 aprile 1945: trucidati dopo aver loro garantito, dal C.L.N., una volta arresisi, incolumità e salvacondotto per un ritorno a casa!
Pia illusione però, abbaglio evidente, miraggio da deserto: perché tre giorni dopo la pubblicazione, a pagamento, sull’Eco di Bg di una necrologia commemorativa di tali Caduti lo stesso giornale pubblica una sdegnata, astiosa ed offensiva ‘lettera’ (si suppone scritta da un partigiano a tutto tondo), con la quale si censura, si biasima e disapprova tale necrologio… con ingiurie e insulti, tra gli altri, quali ‘vigliacchi’ e ‘schifosi’ che, al contrario, sono gli aggettivi che caratterizzano e identificano i partigiani medesimi!
Ma che c’è da meravigliarsi?!
E’ tutto nella norma, nello stile, nei metodi partigiani: loro non fanno prigionieri, loro abbattono! loro non si confrontano, loro distruggono! loro sono la verità e la giustizia… non c’è altro dio all’infuori di me!
Sissignori, dunque le cose stanno così.
L’Anpi, da sempre e ancora oggi diffonde, propaga e attizza odio. Nient’altro che odio.
Viene naturale chiedersi, a questo punto: ma la ‘mitica’ Commissione Segre dov’è, cosa sta facendo?
E ancora, sempre a proposito di due pesi e due misure, della sbandierata ma presunta equidistanza e correttezza dell’Eco di Bg: si legge che, nelle condizioni imposte dal giornale per la pubblicazione di una ‘lettera’ Non pubblicheremo lettere che contengono attacchi personali o comunque lesivi della dignità delle persone.
Ma, scusate, egregio direttore e redazione del giornale: non è che gli “schifosi vigliacchi” di cui sopra avrebbero dovuto farvi drizzare le orecchie, quindi impedirvi la pubblicazione di tali due aggettivi che, sia ben chiaro e si ribadisce, sono il ‘marchio di fabbrica’ dei partigiani stessi?!