31 ottobre, 2020

A peste, fame et bello… libera nos, Domine!


Cari amici e lettori miei,
ne succedono così tante di ‘cose’, ogni giorno, di cotte e di crude, che davvero il commentarle e l’approfondirle diventa difficile se non impossibile.
Purtroppo però da un po' di mesi in qua dobbiamo forzatamente imbatterci in questo stramaledetto virus, oggi in ‘seconda ondata’ come si dice, che ci impegna come non mai e ci occupa, anzi ci preoccupa fino a ridurci a livelli di sfiducia, di sconcerto e smarrimento senza precedenti; livelli di ipocondria e prostrazione che nemmeno nei lontani e drammatici tempi di guerra si erano mai vissuti. 
Dunque ci risiamo. 
In questi giorni di fine ottobre infatti il virus che in estate sembrava andato ‘in vacanza’ è tornato, virulento, minaccioso e pericoloso più di quanto non lo fosse stato in primavera: e il nostro Governo che fa?, i cosiddetti reggitori delle sorti di questa martoriata Italia che fanno?, i ministri, gli esperti, i commissari straordinari, le organizzazioni scientifiche, i segretariati, i cervelloni, i virologi, gli epidemiologi e gli infettivologi che fanno?; i tuttologi, gli opinionisti, i sapientoni, i benpensanti e i politicamente corretti, gli ‘addetti ai lavori’ insomma, che fanno oltre l’esercitarsi ogni giorno in vacuità, impotenza e falsità?; oltre che spaventare il cittadino comune con la loro dabbenaggine, la loro approssimazione e il loro nulla; che fanno oltre il ‘prendere e attivare misure’ spesso contraddittorie, farraginose e confuse quando non inutili e dannose per l’economia, il lavoro, la scuola, il sociale e tutto quanto concerne questa nostra povera Italia?! 
Soprattutto, che fa ‘Giuseppi il premier’, se non sfornare a ripetizione (siamo a quota 21), tanto prolissi quanto inefficaci ‘dipiciemme’ spesso in contrasto con la Costituzione?! 
E il Parlamento che fa?: lavora, eccome se lavora… avendo già in dirittura d’arrivo l’approvazione del ddl del ‘piddino’ DeZan in tema di omotransfobia (?!), l’accesso libero all’aborto farmacologico anche per le minorenni e il disperato imperativo di portare a termine (anno2023) questa insulsa, dannosa e perniciosa legislatura. 
Certo, una simile ignavia politica e incapacità governativa meriterebbero di essere mandate a quel paese, magari a calci in c..o, ma, purtroppo, non avendo una diversa e superiore classe politica disponibile al momento (perché l’Europa non vuole!), ci dobbiamo rassegnare e sperare che il mitico “stellone” italiano non abbia ad abbandonarci. 
E allora… che ci rimane… cosa dobbiamo fare, a chi rivolgersi?! 
Ebbene una risposta io ce l’avrei… cari amici e lettori miei, e qui ve la confido…, correndo il rischio di sentirmi canzonare e burlare persino da alcuno tra di voi, anche se, in teoria, dovrei trovarvi affiancati alle mie riflessioni e ai miei pensieri…, soprattutto se esortassi alla riscoperta della preghiera. 
Già, eccolo qui il nocciolo, la difficoltà, l’intoppo. 
Noi non preghiamo più. Nessuno prega più. 
A cominciare da quella che fu nostra Santa Madre Chiesa, quella Chiesa che da Una, Santa, Cattolica, Apostolica e Romana oggi è considerata, da sé stessa in primis, una delle tante, una opzione come altre, una scelta non migliore né peggiore tra le altre. 
Avviso ai naviganti. 
Lungi, ben lungi dal sottoscritto ogni parvenza di impancarsi in alcunché, di atteggiarsi ad alcunché. 
Chi mi conosce sa benissimo che non sono altro che me stesso: conosco i miei limiti ma nello stesso tempo l’altrui giudizio, quando non pregiudizio, non mi tange per nulla: dunque, per tornare a noi, a quella che fu nostra Santa Madre Chiesa, perché, domando e vi domando, di fronte ad una calamità come quella che oggi affligge il mondo intero non esorta al ricorso alla preghiera, alla misericordia divina; perché, domando e vi domando, non ricalca ciò che nel corso dei secoli Lei stessa ha praticato e predicato… fosse solo mediante le semplici quanto fidenti ed efficaci Rogazioni?!? 
Sissignori, le Rogazioni: avete capito bene. 
Ricorrendo alle impetrazioni, alle implorazioni e alle suppliche infatti, ripercorrendo cioè strade a suo tempo già efficacemente percorse e ripristinando tradizioni tanto antiche quanto rivelatesi validissime (nel contempo ammonendo l’uomo e ricordandogli la sua impotenza, vanità e inanità), perché, appunto, la Chiesa, oggi, non alza forte l’invocazione A peste, fame et bello… libera nos, Domine!, Te rogamus, audi nos! 
Certo, quando la Chiesa pregava e soprattutto esortava l’uomo a farlo, quando supplicava e impetrava lo faceva chiedendo protezione divina dalle calamità, dalle carestie, dai disastri, dalla guerra e dalla peste in primis, così come, meno drammaticamente, dalla siccità, dalle folgori, dalle malattie o, più semplicemente, affinché la terra potesse dare frutti abbondanti: sicché A fulgore et tempestate…libera nos, Domine!; Ut fructus terrae dare et conservare digneris…Te rogamus, audi nos! E ancora: Ab omni peccato… Ab ira tua… Ab insidiis diabuli… A spiritu fornicationis… A morte perpetua… Libera nos, Domine!: ecco le implorazioni che venivano innalzate al Cielo affinché concedesse all’umanità di essere prima preservata e poi liberata. 
E invece che fa, oggi, la Chiesa? 
Si adatta, si adegua, si uniforma a tal punto alle ‘misure’ restrittive e coercitive del patrio governo in tema di pandemia che, invero, la si potrebbe ritenere una Chiesa di Stato: ligia, collaborativa, obbediente. 
Più realista del re si potrebbe dire, anzi, più papista del papa. 
Lo spazio non consente, qui e ora, di esemplificare e di dimostrare in argomento: ci vorrebbero pagine e pagine per raccogliere gli atti, le imposizioni e le raccomandazioni governative fatte proprie, acriticamente, e applicate pedissequamente dalla Chiesa ‘bergogliana’, sicché sacerdoti ‘mascherinati e sanificati con Amuchina’, proni alle ‘direttive governative’ depongono l’Ostia, il Corpo di Cristo, direttamente sulle mani (sanificate?) di fedeli… distanziati. 
Sento una voce a questo punto… strana… lontana ma pure bene udibile che dice: “Rogazioni, preghiere, impetrazioni, implorazioni, suppliche…? Ma quando mai… siamo nel 21° secolo… gente… aggiornatevi… oscurantisti e reazionari… ma dove vivete? Siamo la ‘Chiesa in uscita’, ora; siamo un ‘Ospedale da campo’; siamo ‘gli interpreti Illuminati’ dei segni dei tempi”! 
Ecco, questa è la voce dell’ecclesiastico mio ipotetico interlocutore, con risolino beffardo, compatimento q.b., cartelletta bancaria sottobraccio e abbigliamento alla moda. 
Così, ancora, mi replicherebbe il prete ‘assistente sociale’, con l’odore delle pecore addosso ma con il confessionale in disuso e in disarmo. 
Così mi redarguisce la Gerarchia della Chiesa ‘bergogliana’, occupata com’è in fruttuosi investimenti immobiliari e a far quadrare i conti dello I.O.R.; impegnata a dirigere il traffico in entrata e in uscita dal Vaticano delle varie ‘gentildonne consulenti’ delle berrette cardinalizie; promotrice della introduzione e adorazione in S.Pietro della Pachamama e altri idoli pagani. 
Una Chiesa che firma accordi, concordati, sudditanze con il Gran Muftì dell’islamismo; che cede alla protervia del Regime comunista cinese in tema di nomine vescovili; che non figurativamente, bensì fisicamente vede il Vescovo di Roma prono a baciare i piedi del Presidente del Sudan! 
Domine, salva nos, perimus!



04 ottobre, 2020

Immigrazione e… legittime “forche caudine”

Cari amici e lettori miei,
e andiamo dunque! Salvini a processo. In questi giorni infatti la giustizia (vietata la G maiuscola) italiana inizia la causa contro il ‘capitano’ della Lega imputato per le note vicende dell’anno scorso: sbarchi vietati ai “martiri dei barconi”, sequestro di “povere e innocenti vittime”, porti italiani chiusi, guerra alle Ong, agli scafisti e altro ancora.
A rigor di logica tale processo-farsa dovrebbe concludersi con una piena assoluzione, ma, essendo l’Italia nelle mani di una magistratura (vietata la M maiuscola) tra le più politicizzate e partigiane che mai sia stato dato di vedere, ecco come ne viene che una sentenza, un giudizio “alla Palamara” insomma (della serie: Salvini ha ragione, però dobbiamo perseguirlo lo stesso), non è che sia da escludere a priori.
Fermiamoci qui però. Staremo a vedere come va a finire.
Piuttosto, rimanendo in tema di immigrati (tema antico quanto il mondo) e con riferimento al presunto atteggiamento xenofobo di buona parte degli italiani di oggi (che contrasta il perbenismo e il buonismo dei cosiddetti politicamente corretti nonché cattocomunisti); piuttosto, dicevamo, è sorprendente e sbalorditivo apprendere come nel mondo Occidentale di un secolo fa, nelle cosiddette grandi democrazie di allora, ma soprattutto negli USA, veniva affrontato e risolto l’argomento immigrazione.
Ai primi anni del secolo scorso infatti, in America, il dettato della normativa vigente stabiliva che “non saranno ammesse negli Stati Uniti le seguenti categorie di stranieri: gli idioti, i deboli di mente, gli epilettici e i pazzi; gli indigenti, i mendicanti di professione, i tubercolotici e gli affetti da malattie ributtanti e/o contagiose; le persone che abbiano riportate condanne per un delitto o altro reato che implichi turpitudine morale; i poligami, gli anarchici e le persone che propugnano con la violenza il sovvertimento delle leggi; coloro che, a scopo di prostituzione, tentano di introdurre fanciulle e/o prostitute; infine coloro che già furono espulsi dagli Stati Uniti”.
E c’è pure dell’altro… ma quanto sopra è più che sufficiente per dimostrare come si comportava e quindi legiferava uno Stato serio e ben governato (in questo caso la più grande tra le democrazie, gli USA appunto), nei confronti degli immigranti che bussavano alla porta.
Di più. L’articolato di legge di cui sopra (a dimostrazione che “l’Italietta” dell’epoca era in ogni caso molto più severa e determinata rispetto alla sbracata, imbelle e arresa Repubblica democratica e antifascista odierna, ormai invasa, intimorita, condizionata e minacciata da una immigrazione fuori controllo); tale articolato di legge, dicevamo, veniva fatto proprio e inserito quale base delle Circolari (redatte su input dell’allora Ministero degli Esteri del Regno), che prefetti e pure sindaci imponevano allo scopo di regolamentare e controllare, in origine, una emigrazione che, comunque, doveva rispettare l’osservanza delle leggi vigenti Oltreoceano.
Scrematura quindi, selezioni, filtri: questi i presupposti che l’Italia dell’epoca poneva in essere (anche se non sempre efficacemente e pure obtorto collo… non potendo, chiaramente, non adeguarsi alle altrui legislazioni), che tuttavia erano dimostrazione della volontà tesa ad impedire che l’Italia stessa permettesse l’emigrazione di tutti, anche di coloro che non ottemperando alle condizioni di base richieste non ne avevano diritto.
Ci pensavano le autorità delle nazioni di sbarco però a turare eventuali falle o buchi o inadempienze causate dalla superficialità o sommarietà dei porti italiani d’imbarco: una volta sbarcati infatti era la ‘quarantena’ che obbligatoriamente attendeva i ‘richiedenti asilo’, preceduta da un interrogatorio condotto da un ‘mastino in divisa’ che esigeva di sapere, da ogni tapino che si trovava di fronte, il come e il dove e il quando e il …perché lei è arrivato qui? E’ un anarchico? E’ stato condannato per furto od omicidio? Che lavoro sa fare? Come crede di potersi mantenere senza vivere di carità o con attività contrarie alla legge?. E via indagando, interrogando, inquisendo.
Ecco, così andavano le cose… cento, centovent’anni fa, quando la “dura lex sed lex” affermava la necessità morale di sottostarle affinché fosse garantito il bene comune: non così oggi, in questi tempi in cui una indistinta melassa, dolciastra e soffocante, un buonismo e un perbenismo imbelli ed arresi, un masochistico e rinunciatario vuoto interiore paralizzano e svirilizzano la volontà degli italiani, la loro anima, la loro intelligenza e quello stesso vitale istinto di conservazione che, causa denatalità, negazione di leggi naturali, disordini morali ulteriormente attecchiti, radicati e legalizzati li porteranno, Dio non voglia, ad una loro lenta quanto inarrestabile estinzione!