Cari lettori, amici miei,
avrei tanto voluto, almeno questa volta, rivolgermi a voi per condividere qualche fatto positivo, un accadimento lieto e fiducioso nel futuro di questo nostro martoriato tempo e stremata Italia, di questa Europa smarrita e sfibrato Occidente; un qualcosa per ‘tirarci su le ossa’ insomma, per tornare a sorridere e a sperare… ma, ahinoi, la pandemia insistente, il disordine civile e morale imperanti, la crisi economica e sociale diffuse ancora prevalgono e inducono a pessime ipotesi e previsioni.
Certamente viviamo turbamenti, inquietudini e smarrimenti come mai prima d’ora: oggi, la nostra libertà, le nostre certezze, la nostra stessa vita quotidiana sono messe in discussione e ne usciamo confusi e insicuri. Bene, anzi male.
Non dobbiamo rassegnarci però, non dobbiamo arrenderci: al contrario continuiamo la nostra battaglia senza perderci d’animo.
Certo avete ragione: il mondo, là fuori, la società, i governi e la politica in primis fanno di tutto, si impegnano al massimo per istupidirci, per circuire e conseguentemente fregare tutti quanti i non incasellati, i non inquadrati e intruppati.
E guardate che sto parlando di quella ‘piccola cosa’ chiamata libertà, di ogni ordine e grado; sto parlando della indipendenza di giudizio e di pensiero; della sacralità e inviolabilità della persona, di ogni persona, anche di quelle che, nel rispetto delle leggi civili e morali non la pensano come la presunta, cosiddetta e indimostrata maggioranza.
Ma il bello è, si fa per dire, che tali prevaricatori dell’altrui pensiero e agire si autonominano e si presentano con il sostantivo e aggettivo di ‘democratici’, così, a prescindere: e marchiano, screditano e calunniano coloro che non la pensano come loro quali antidemocratici, quindi fascisti, populisti, sovranisti, razzisti, negazionisti e via delirando.
Della serie: io sono democratico, ma se tu non la pensi come me tu non lo sei. Punto e basta.
Ed è partendo da questo spudorato ‘assioma’, da questo diktat aberrante e criminoso, imposto e inculcato con tutti i mezzi oggi disponibili che ci vengono raccontate le più colossali ‘balle’ che siano mai state raccontate, che le prese per il c..o di chi non la pensa come lorsignori (e conseguenti intimidazioni e minacce), ormai ci piovono addosso come se diluviasse: ci vengono propinate e inoculate così massicciamente quasi fossimo un popolo di minus habens.
Un esempio? In questi giorni la cosiddetta grande informazione, asservita al potere, sta schierando tutti i pezzi grossi di cui dispone, per lo più starnazzanti pennivendoli e giornalisti-linguetta, per far credere all’opinione pubblica italiana che il ‘mitico’ Recovery Fund (accidenti a quel servilismo idiota che tende a ‘inglesizzare’ la nostra bella lingua!), si allontana sino a diventare forse utopistico a causa del non allineamento, e quindi stop al bilancio Ue, di Polonia, Ungheria e Slovenia che non vogliono sottostare ai paletti imposti concernenti lo “Stato di diritto” e il “Rispetto dei principi democratici”: che, con traduzione in italiano dal sinistrese significano, per esempio, accettazione incondizionata dell’immigrazione illegale e consenso alla ‘inculcazione’ di teorie transgender fin dalle scuole elementari.
E scusate se è poco.
Ecco come ne discende che l’Unione europea, la ‘democratica’ Ue, in veste di moderno Leviatano pone e porrà ogni sforzo, a breve, per costringere i riottosi governi polacco-ungherese-sloveno ad accettare senza condizioni le eresie, le apostasie e le aberrazioni, già legiferate oppure in itinere, minacciando, in caso di opposizione reiterata, “O piegate la testa o non vedrete il becco di un euro!”
Evviva la democrazia! Interpretata, vissuta e applicata come oggi usa!
Io sono democratico, ma se tu non la pensi come me vuol dire che tu non lo sei.
Questa la sostanza, l’essenza, il punto da considerare.
E’ stato detto, e ancor lo dice il ‘democratico’ di oggi: “Non sono d’accordo con quello che dici ma darei la vita perché tu lo possa dire”: la più grande bugia mai raccontata nella storia del genere umano; la più spudorata menzogna mai rimbalzata nei secoli dei secoli; la promessa più infondata, mancata e tradita sin dalla più lontana notte dei tempi. Che ipocrisia!
Ma torniamo a noi, ai nostri drammatici giorni, e soffermiamoci sull’iniziativa (solo progettata o già in atto lo vedremo), della quale è capintesta “Repubblica”, il giornalone che più ‘democratico’ non c’e: “Sbatti l’intubato in 1^ pagina! Un monito!”… così titolava i giorni scorsi: “Mostrate quei corpi, mostrate le terapie intensive, mostrate l’agonia, la sofferenza e la morte che avanza!” e via così, allegramente, con l’intento nobile di iniziare una campagna di terrore mediatico per ammonire e minacciare i cosiddetti ‘ribelli e negazionisti’ che, in qualche modo, si oppongono e contestano alcune delle cervellotiche e assurde ‘misure governative’ del premier Giuseppi.
“Sbatti l’intubato in 1^ pagina!” dunque, non so se vi è chiara la faccenda cari amici miei: il voyeurismo del dolore diventa chic e si guadagna l’interesse dei giornaloni democratici.
Pare persino che ci sia in progetto un concorso a premi : “Immortala la morte”, “L’ultimo scatto”, “Foto intense da terapie intensive” e via gareggiando: ci dovrebbero essere di mezzo, a dire il vero, faccende di liberatorie firmate, ma è questione di poco conto.
Tutto bene dunque. Niente affatto.
Lorsignori ‘democratici’ infatti devono spiegarci perché la pubblicizzazione per immagini (!) delle drammaticità che avvengono all’interno delle terapie intensive diventi una positiva iniziativa, ammantata di ‘monito’, mentre l’opera di difesa della maternità, la salvaguardia dei ‘cuccioli d’uomo’, quindi l’opposizione all’aborto e alla strage degli innocenti trova ostacoli, impedimenti e ostracismi ovunque e quantunque: perché i manifesti pro Vita, le marce per la natalità e le veglie di preghiera, tutte munite di regolari autorizzazioni che si svolgono nei pressi dei nosocomi e delle cliniche abortiste trovano ovunque intralci, sbarramenti e blocchi (naturalmente ‘democratici’) in ogni dove!
Già, perché? La risposta è già stata data, ma repetita juvant.
Dicono i ‘democratici’ infatti: noi siamo democratici, ma se voi non la pensate come noi, ebbene, voi non lo siete!
Ma torniamo a noi, alla nostra Bergamo, il cui Consiglio comunale ha recentemente dibattuto circa il dovere di celebrare ed eternare nel tempo la figura di Felice Gimondi, campione del ciclismo, mediante l’intitolazione di una via e la posa di un monumento.
Le proposte del Comune, in argomento, verranno valutate e deliberate a suo tempo.
Tutto bene dunque. Certo, se non fosse che ancora una volta e ancora di più, cogliendo l’occasione, non è mancata la proposta ‘geniale’ di un consigliere ‘democratico’, e sinistro, il quale suggerisce di cancellare la via Antonio Locatelli, in Città, eliminare anche il monumento dedicato all’Eroe, triplice medaglia d’oro, e sostituire il tutto a pro del campione.
Beh, di fronte a una simile ‘alzata d’ingegno’, soprattutto così ‘democratica’, meglio non dire altro: riflettete e commentate voi, lettori miei, tenendo conto tuttavia che già da un po' di tempo in qua i ‘salotti buoni’ della nostra Città, l’informazione ‘democratica e antifascista’, i cosiddetti social, i benpensanti, le anime belle e i politicamente corretti stanno conducendo opera dissacratoria verso la figura di una delle più grandi , più fulgide e inarrivabili personalità bergamasche di ogni tempo!
Dice, comunque, un antico proverbio: Aquila non captat muscas!



