27 dicembre, 2021

Il declino dell’Italia

Cari amici e lettori miei,
è abituale e consueto ma pure doveroso aprire ogni scritto che a voi rivolgo con il chiedervi “come va, come state?”, voi e le vostre famiglie, auspicando nel contempo le vostre possibilmente migliori condizioni.
Ciò detto, e venendo ai tribolati tempi che si stanno vivendo un po' ovunque e tralasciando di approfondire quello che oggi affligge, preoccupa e angustia gran parte della umanità; solo accennando quindi alla devastata situazione sanitaria, alla crisi economica, al lavoro che manca, alle cosiddette nuove povertà, alle derive sociali, etiche e morali che per certi versi sono ‘marchio di fabbrica’ di questo primo ventennio del XXI secolo; omettendo dunque sottolineature, accentuazioni ed enfatizzazioni di realtà e di fatti sotto gli occhi di tutti e di ognuno e non volendo, di conseguenza, come si direbbe, ‘spargere sale sulle ferite’, ecco come ne viene che solo della denatalità italiana, vale a dire su questo tristissimo ‘inverno demografico’ desidero richiamare la vostra attenzione.
Anzi no.
Anzi no: ben ricorderete forse che nel gennaio dello scorso anno con un articolo appunto intitolato ‘Inverno demografico e primavera perduta’ già entrammo in argomento, e a quel testo vi rimando solo per rimarcare che la situazione ‘nuove nascite’ (già drammatica allora) è poi ulteriormente peggiorata ove si consideri l’ennesima riduzione dei bimbi nati in Italia nel 2021 che ci porta a livelli percentuali da ultimi nel mondo.
Niente bimbi che non nascono dunque: niente approfondimenti sulle conseguenze gravissime di carattere sociale, economico, etico, morale e anche storico che deriveranno tra alcuni lustri e pochi decenni da tale fatto, e nemmeno è giustificativo e consolatorio il pensare che, comunque, questo inedito dramma italiano ricadrà sulle spalle dei nostri figli e dei figli dei nostri figli.
Egoisticamente parlando qualcuno osserverà che ne abbiamo già tanti di problemi, noi, oggi; che siamo a tal punto preoccupati, assorbiti e impegnati a risolvere il ‘quotidiano’ che altro non ci serve: all’inverno demografico e alla mancata primavera ci penseranno, allora, i nostri discendenti.
E va bene: niente bimbi che non nascono, dunque.
Tuttavia, rimanendo in tema, anzi entrando nel tema dei temi, ciò quello della discendenza, della trasmissione della vita umana, quindi della famiglia, vi voglio ora presentare, cari amici e lettori miei, una famiglia che definire straordinaria ed eccezionale è ancora dir poco.
Una famiglia che, attenzione, non è vissuta secoli e secoli fa, bensì nello scorso XX secolo e la cui discendenza è in gran parte tuttora esistente e bene operante, nel nome e nel ricordo soprattutto di una mamma eccezionale (bergamasca) e di un papà (teramano) straordinario.
Vediamo un po’.

"Ecco, l'eredità del Signore sono i figlioli: la sua ricompensa il frutto del seno. Quali frecce nella mano dell'eroe, tali sono i figli della giovinezza" (Salmo 126)

Una storia edificante
15 luglio 1926-1976: Nozze d’oro di Licia Gualandris e Settimio Manelli. Cinquant’anni di matrimonio.
Ventuno figli, di cui tredici viventi.
Questa è la famiglia Manelli. Una famiglia cristiana nata e cresciuta attorno a padre Pio da Pietrelcina, lo Stimmatizzato del Gargano.
“Questa è la mia famiglia” disse padre Pio a mamma Licia, sposa novella al suo primo incontro con il santo cappuccino.
“Supererete i venti figli”, profetizzò padre Pio a papà Settimio che fu uno dei suoi primi figli spirituali.
Dopo cinquant’anni di matrimonio la famiglia si ritrova, appunto, moltiplicata e arricchita: Papà e Mamma, tredici figli viventi, un figlio Sacerdote francescano, sette figli laureati, oltre quaranta nipoti… per il momento.
Quanta festa della vita!
Ma conosciamoli più da vicino, Licia e Settimio.
Mamma Licia aveva cognome Gualandris: nacque a Nembro (Bergamo) il 13 luglio 1907. Era di sabato, giorno caro alla Madonna. Per questo forse fu sempre attratta e devota al Santuario dello Zuccarello di Nembro, dedicato a Maria Santissima della Misericordia. Fu la settima di dieci figli.
Frequentò le scuole tecniche. Fu molto laboriosa e pia sin da piccola: crebbe alta e slanciata, di rara, splendida bellezza.
Quando Settimio, nato a Teramo il 25 aprile 1886, laureato in lettere, insegnante nei licei di Bergamo, la incontrò la prima volta ne rimase così colpito che uscì quasi d’istinto in una meravigliosa e profetica espressione: “Quanto sei bella! Ti vorrei scolpire in venti figli di bronzo!”: e sarà ancora Settimio a descrivere suggestivamente le bellissime sembianze della sua Licia, dal ‘profilo greco’, dagli ‘occhi d’acciaio’, dal ‘passo sovrano’.
Ma naturalmente non furono tutte rose e fiori: ovviamente la vita della famiglia Manelli venne costellata di accadimenti, di fatti e di vicende di alterna natura così come capita a tutte le famiglie di questo mondo.
I trasferimenti e i traslochi in primis, con tutti gli aspetti positivi e negativi che tali ‘movimenti’ comportano: il professor Manelli infatti, dopo Bergamo, si vide assegnata una cattedra di insegnamento a Fiume, in Istria; poi a Lucera, in quel di Foggia e infine a Roma.
Soprattutto, Licia e Settimio, sorretti dal loro amore e da una fede senza limiti percorsero interamente i tristi, obbligati sentieri dell’esistenza e bevvero gli amari calici del dolore, del sacrificio e delle rinunce: vissero gli indicibili momenti del trapasso di ben otto dei loro figlioletti.
Di contro, e non poteva essere altrimenti, assaporarono altresì i mille lieti momenti, le piccole gioie e le legittime soddisfazioni che la loro numerosissima discendenza non faceva loro mancare: al vertice di tali consolazioni ci fu l’ordinazione sacerdotale di un loro figlio, Stefano, che divenne un ‘eletto’ di Dio e per di più un francescano.
Anni dopo, padre Stefano, ispirato, sorretto e guidato dal Cielo fu il fondatore dell’Ordine dei Frati Francescani dell’Immacolata, un Ordine che al pari del granello di senape si sviluppò e si ingrandì nel tempo sino a diventare uno dei contrafforti, uno dei bastioni più solidi eretti per la conservazione e la diffusione della vera Fede, a difesa della Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e Romana: tale Opera santa tuttavia, che tra l’altro fruttificava copiose vocazioni sacerdotali, venne ‘messa nel mirino’ dalla Gerarchia dei novatori conciliari e modernisti sin dall’inizio del corrente secolo e quindi impercettibilmente, giorno dopo giorno, venne ostacolata e impedita sino ad arrivare, incredibile dictu, all’attuale papato (!) che ne ordinò il commissariamento, l’ostracismo e la progettata soppressione.
Ma non prevarranno.
Tornando a papà Settimio e mamma Licia intanto, da più parti si chiese (dopo la loro morte avvenuta rispettivamente nel 1978 e nel 2004), di poter preparare e avviare la pratica della introduzione del Processo di Beatificazione, per presentare a tutte le famiglie due ammirabili modelli di coniugi e di genitori cristiani, esemplari per la fecondità della vita matrimoniale e per la ricchezza delle virtù cristiane: due fari di luce in mezzo alle tenebre e allo sfacelo in atto della famiglia nel mondo e soprattutto in Italia.
Tale Processo, effettivamente avviato da alcuni anni e comunque vada a finire non scalfisce né toglie uno iato a questa umanissima storia rappresentativa di quell’amore coniugale, anche prolifico, che, piaccia o non piaccia, è sempre stato, sino a poco tempo fa, fondamento e base dello sviluppo della civiltà cristiana ed europea.
Ultimissima: ieri, 26 dicembre, siamo venuti a sapere che Bergoglio ha puntato il dito, deplorando, contro la denatalità e l’inverno demografico…
Bene, bravo, bis.
Gli è, tuttavia, che è il medesimo Bergoglio che faceva pungenti ironie, ricorderete, ieri e ieri l’altro, accennando a similitudini e accostamenti tra la fecondità coniugale e….. quei graziosi, morbidi roditori chiamati conigli!
Lasciamo perdere, per carità di patria!

Buon Anno a tutti!

la famiglia Manelli