25 febbraio, 2024

L’ordine naturale delle cose


Cari amici e lettori miei,
            ricordate? ci salutammo, circa tre mesi fa, dopo avervi invitato a riflettere e a considerare tutti i danni e le nefaste conseguenze derivate e derivanti dal “patriarcato”, che, tenetelo sempre bene a mente, secondo i soliti “democratici” (che sono tali solo nel caso la si pensi come loro altrimenti diventiamo populisti, terrapiattisti, negazionisti, complottisti e ovviamente fascisti), il “patriarcato”, dicevamo, è stato ed è all’origine delle mille e più cose che non vanno affatto bene in questi disastrati tempi che stiamo vivendo.
Andiamo oltre però, ché ogni giorno ce n’è sempre una nuova: l’incredibile, l’impensabile e l’assurdo accadono infatti in modo così incalzante che davvero non c’è modo di rilassarsi, di non stare sul chi va là, ripensando tuttavia ai bei tempi, nemmeno tanto lontani, durante i quali la vita scorreva secondo un “ordine naturale delle cose” del quale oggi non c’è più traccia.
E allora, piluccando qua e là, o saltando di fiore in fiore se preferite, richiamo la vostra attenzione sulla CEI, la Conferenza Episcopale Italiana che, ‘popolata’ com’è da Vescovi, cioè i successori degli Apostoli, che hanno la missione di istruire, santificare e spiritualmente governare il popolo loro affidato… con riferimento appunto a quel già richiamato ordine naturale delle cose, ebbene, uno si aspetta che, come minimo, il Vescovo si occupi e si preoccupi della vita spirituale e morale di ogni ‘sua pecorella’, la quale, almeno ogni tanto, dovrebbe sentirsi sollecitata e spronata, quando non ammonita, affinché tenda alla salvezza della propria anima: osservando i dieci Comandamenti in primis, i cinque Precetti generali della Chiesa ancora, le sette Opere di misericordia corporale e spirituale ancor più, frequentando infine i Sacramenti quando d’obbligo, eccetera eccetera.
Invece che ti combina e di che cosa si occupa e si preoccupa la CEI (lasciamo perdere per carità di patria le altre Conferenze Episcopali, tedesca, olandese, francese per esempio, e tante altre sparse nel mondo… che agiscono così scopertamente contro la stessa Chiesa Cattolica al punto da farsi ritenere sue avversarie invece che sue devote figlie); che ti combina la CEI, dicevamo: alza la voce e protesta e condanna il recente accordo tra Roma e Tirana, attaccando con accenti aspri e gravi per bocca del suo presidente della Commissione per le migrazioni, il pacioso e florido Gian Carlo Perego Arcivescovo (urca!) di Ferrara, per i soldi buttati a mare dal Governo italiano conseguentemente all’accordo Italia-Albania da poco stipulato.
La faccenda è ben diversa però: l’accordo costa all’Italia 673 mln di euro (in dieci anni) e qui casca l’asino, perché diversamente dalle enfatiche, ipocrite e terzomondiste denunce del sunnominato Arcivescovo: atto di non governo – non tutela degli ultimi della terra – sconfitta della democrazia e via blaterando, è proprio l’espressione soldi buttati a mare che rivela la vera materia del contendere.
È il denaro infatti, è lo ‘sterco del demonio’ che muove le proteste della CEI: più precisamente è la ripartizione del gettito derivante dall’8 per mille che la fa stare sulle spine, gettito che diminuisce ogni anno sempre più inarrestabilmente.
Percentuali, parametri, statistiche, tabelle e quant’altro, cose delle quali ci guardiamo (per ragioni di spazio) dallo spulciare, ma che sono di dominio pubblico, certificano ‘il buco’, il vuoto che si registra ormai da tempo nelle ‘casse centrali ecclesiastiche’.
Il banco piange. E lo IOR è ‘diversamente impegnato’.
Ecco il perché dei soldi buttati a mare, il perché dell’essersi opposti con viso feroce al Governo attuale, che sino ad oggi si è mostrato tutt’altro che ostile nei confronti della CEI…, sino al punto da resistere, anch’esso, alla Unione Europea che da anni preme affinché Roma riscuota l’ICI mai versata dalla Chiesa.
Ma tant’è.
Queste sono le ambasce, le preoccupazioni, le ansie e le pene che affliggono oggi la Gerarchia ecclesiastica: i bilanci, i C.d.A., gli utili, i dividendi, le partecipazioni e tutto quanto attiene.
Già, perché la crisi tremenda che Santa Madre Chiesa sta attraversando; i seminari vuoti; le chiese sempre più deserte e a volte trasformate addirittura in refettori o dormitori; lo stravolgimento della dottrina cattolica; l’immoralità ovunque dilagante; le situazioni ‘problematiche’ in continuo aumento: famiglie divise, depressioni, droga, violenza, liti e rancori; venti di guerra che continuano a soffiare ma ancor più la inarrestabile miseria spirituale che sempre più marchia, caratterizza questi disastrati giorni; il non aver impedito che dello Initium sapientiae timor Domini fosse fatto strame; ebbene, non vi sembrano ‘cose’ queste delle quali la CEI dovrebbe soprattutto occuparsi e preoccuparsi, per le quali dovrebbe pregare e far pregare per la loro soluzione, affidandosi e soprattutto affidando le anime dei fedeli alla Provvidenza e alla Divina misericordia?!
Ma no! Che anticaglie queste, che passatismo, che oscurantismo: questo vuol dire essere reazionari, codini e nostalgici…
Alla CEI di oggi preme ben altro!

E cambiamo argomento.
Siamo appena usciti incolumi, anche quest’anno, dallo tsunami, dalle valanghe, dalla sterminata sequela di memorie, ricordi, commemorazioni e rievocazioni (oggetto la Shoah), ‘corredate’ tutte da geremiadi, doglianze, condanne e denunce concluse, con atteggiamenti e persino eloquenza ad hoc, da fervorini d’uso e pistolotti finali: raccomandazioni e fieri propositi elargiti in quantità industriale tesi tutti, ovviamente, a far sì che l’invocato ed auspicato mai più! rimanga una certezza assoluta nella storia odierna e futura del genere umano.
Tutto bello. Tutto giusto. Tutto dovuto.
Naturalmente le dita puntate contro, le reiterate condanne postume, le assolute esecrazioni che sfociano nella damnatio memoriae senza se senza ma, oggetto e soggetto i nazisti, i fascisti, anzi i nazi-fascisti, responsabili dell’Olocausto, hanno imperversato e sono diluviate; una infinità e una miriade, irrefrenabili e inarrestabili da ogni dove (giornaloni e giornaletti, tv, radio, social di ogni tipo, opinionisti, polemisti, storici cosiddetti e chi più ne ha più ne metta), poiché, ecco l’imperativo, bisogna vigilare e stroncare, anzi soffocare in culla, impedire e ostacolare a tutti i costi il risorgente fascismo!?!
Bene. Bravi. Bis.
Tuttavia… tuttavia c’è una cosa che non è chiara, che non si capisce, che sfugge alla logica e alla verità insieme: perché, viene spontaneo chiedere, con riferimento a quanto sopra, occasioni cioè in cui i sostantivi e gli aggettivi concernenti il fascismo e il nazismo (tutti rigorosamente negativi) vengono citati, ribaditi, sottolineati ed evidenziati, esecrati e demonizzati oltre ogni umano limite, perché, si domanda, dei crimini del comunismo e dei comunisti non si fa mai menzione, un accenno, un riferimento chiaro e diretto, non si fa mai nome e cognome.
Facciamola breve: l’eccezionale ‘attenzione’ dedicata ai crimini hitleriani è comprensibile e giustificata, ma, ecco la domanda, perché le testimonianze, le ricerche, le prove irrefutabili, le responsabilità inoppugnabilmente addebitabili al comunismo e ai comunisti hanno un’eco (quando non spudorate negazioni) così debole e irrilevante nelle opinioni pubbliche?
Perché questo silenzio imbarazzante e inesplicabile da parte dell’intero ‘democratico’ Occidente; e soprattutto perché questo silenzio accademico, sofistico e salottiero, politico e vile, ammantato altresì da un marcio e putrido ‘negazionismo’ (questo sì negazionismo, altro che vaccini e cambiamenti climatici!), sulle catastrofi comuniste che hanno infierito, ormai da più di un secolo a questa parte, su circa un terzo dell’umanità distribuita su quattro continenti?
Perché questa ‘incapacità’ (anzi non volontà) di porre al centro dell’analisi del comunismo un fattore essenziale come il crimine, il crimine di massa, il crimine sistematico, il crimine contro l’umanità?
I confronti sono odiosi e fuorvianti dicono i “democratici” di oggi, specie quelli di casa nostra, ma, se le ‘vittime del comunismo’ si possono, anzi si debbono far ascendere tra gli 80 ei 100 milioni… ebbene, di che stiamo parlando?
I vincitori del 1945 hanno legittimamente fatto del genocidio degli ebrei il fulcro della loro condanna al nazismo, ma sui crimini comunisti non esistono studi di questo tipo: mentre i nomi di Himmler o Eichmann sono noti in tutto il mondo come simboli della barbarie hitleriana, ebbene, Lenin, Mao, Ho Chi Minh, Pol Pot e persino Stalin ancora oggi continuano a godere di un sorprendente rispetto.


Un’ultima domanda, amici e lettori miei, anche se l’argomento meriterebbe ben altro…
Qualcuno di voi sa dirmi perché, in tema di Foibe, di ‘infoibati’ (vale a dire assassinati, uccisi, massacrati in maniera così atrocemente comunista), durante le memorie e le rievocazioni recentemente organizzate, non si è mai udito, non si è mai letto, nessuno ha mai affermato che furono comunisti, partigiani comunisti, criminali comunisti gli esecutori di quello sterminio?
Perché, ancora si domanda, contrariamente a questo dato di fatto si continua a dire, pudicamente e sommessamente, quasi scusandosene che gli ‘infoibati’ furono vittime della violenza genericamente intesa, del contrasto tra etnie, dello scontro tra ideologie, della durezza dei tempi…, ricorrendo cioè a falsità, doppiezze e ipocrisie senza precedenti, tese a non dover dire, papale papale, che i comunisti (jugoslavi ma pure italiani) furono i massacratori degli italiani giuliano-dalmati?
Quasi a lasciar intendere, così, non si sa mai… che furono polmoniti, pericarditi, malanni e malori vari, semplici disgrazie anche, circostanze occasionali per lo più a far precipitare nelle infernali cavità carsiche le migliaia e migliaia di incolpevoli italiani.


Quando, dunque, la verità storica, anzi la verità pura e semplice emergerà nella sua interezza?
Cicerone, scrittore e politico romano, oltre duemila anni fa affermava: il primo dovere dello storico è non tradire la verità, non tacere la verità, non essere sospettabile di partigianeria alcuna.
Fermiamoci qui. Nessun altro commento!