29 febbraio, 2020

Dalla maglietta...all'aquila...al gallinaccio!

Cari amici e lettori miei,
vi scrivo in questi giorni di bufera, di confusione oltre che di ataviche paure causate dallo ‘scoppio’ e poi dall’imperversare, qui da noi, in Italia, del famigerato morbo Covid-19, o Corona-virus, o come cavolo lo volete chiamare.
Ma non voglio intrattenervi in argomento… anche perché sicuramente sarete in piena fase di rigetto, di rifiuto verso il bombardamento mediatico, asfissiante e quasi soffocante di cui siamo quotidianamente oggetto; e anche perché ciò che assilla e preoccupa, che ‘angoscia’ l’italiano medio di oggi è la disperata ricerca di amuchina-gel, detergenti, mascherine, supermercati da assaltare e soprattutto lo stare alla larga da un sia pur minimo contatto con gli altri; dal dover tossire e starnutire con il riparo del gomito piegato ad angolo e, appunto, di rifuggire comunque incontri, approcci, appuntamenti e quant’altro.
Sul ‘corona-virus’ dunque per ora mi taccio: sicuramente siete tutti bene informati, bene allarmati e ben preoccupati, al punto che non è proprio il caso di aggiungere altro; poi, stiamone certi, una volta circoscritto e soprattutto a vaccino ‘trovato’, sperimentato ed applicato non ne sentiremo più parlare. Almeno lo speriamo.
E’ invece su ben altro morbo, su ben altro virus, su ben altra epidemia o pandemia che dir si voglia che richiamo la vostra attenzione, ed è quella che ha nome imbecillità, derivando dalla faziosità; che ha nome idiozia, derivando dal settarismo; che ha nome partigianeria, derivando dal pregiudizio.
Che ha nome ossessione, paranoia, quasi psicosi, che derivano dall’antifascismo a prescindere.
Ma che c’entra, direte voi, cosa significa?!
Ebbene state a sentire.
Alcuni giorni fa, in una scuola in provincia di Bologna (e ti pareva!), il Consiglio degli insegnanti ha deciso di punire con un sei in condotta e una nota di biasimo sul registro uno studente di 13 anni (!): poi lo hanno obbligato, dopo averlo dotato del libretto contenente la Costituzione, a svolgere una riflessione e un approfondimento (che in seguito avrebbe dovuto illustrare davanti ai compagni di classe), su alcuni articoli della medesima tra cui quelli contro l’apologia di Fascismo.
Mamma mia! direte voi: ma cosa aveva combinato questo ragazzo di così esecrando, riprovevole e biasimevole per meritare una simile punizione?: mah, giudicate un po' voi.
Era successo che tale ragazzo (definito intelligente e in gamba dalla sua stessa prof che poi lo ha ‘incriminato’), il 28 gennaio scorso, (dopo il 27, giorno dedicato alla ‘commemorazione’ della Shoah), aveva portato in palestra una maglietta con scritto Adolf e il numero 32, maglietta che intendeva indossare per partecipare ad un torneo di pallavolo organizzato dalla scuola e il cui colore e relativa scritta era stato affidato alla libera scelta degli stessi studenti.
Tutto qui? direte voi: sissignori, tutto qui.
Apriti cielo! Scoperta la maglietta la prof ha immediatamente avvertito la dirigente scolastica che a sua volta ha velocemente iniziato il “processo” i cui sviluppi e i cui esiti si vedranno poi, a partire da come relazionerà lo studente, a ‘beneficio’ dei suoi coetanei, sulle virtù vivificanti, salvifiche e terapeutiche della Costituzione ‘più bella del mondo’.
Alt. Fermiamoci un attimo, ora: per riflettere, per considerare, per tentare di capire ciò che effettivamente muove, guida e giustifica questo antifascismo a prescindere, che specie a livello scolastico, mediante l’opera di insegnanti faziosi, occhiuti e ‘politicamente corretti’ continua nella sua partigianesca missione di ‘erudire il pupo’, di crescere e formare (si fa per dire) le nuove generazioni abbeverandole alla menzogna, alla distorsione dei fatti, alla manipolazione delle verità.
Se così non fosse infatti, se non fosse così provata e assodata nel tempo l’azione nefasta di certa ‘classe insegnante’ italiana che da sempre mistifica la Storia, da sempre influenza e condiziona il grado di giudizio e di indipendenza degli studenti, da sempre ne premia o ne castiga l’impegno e l’applicazione a seconda di come questi si pongano di fronte a determinate posizioni politiche, se così non fosse, si diceva, cosa avrebbe impedito alla suddetta prof di ritenere che la maglietta del suo studente era da considerarsi, così come effettivamente era, assolutamente neutra come tante altre?!
Dopo tutto quell’Adolf, quel nome proprio di persona aggettivato da nulla d’altro, non poteva indicare semplicemente e richiamare il nome di Adolfo che, sebbene oggi ‘criminalizzato’ è pur sempre il nome proprio di alcune decine di migliaia di Italiani?
E il numero 32 poi, non si poteva pensare che piacesse così e basta, così come ogni altro numero, che indicasse tre decine e due unità senza andare a razzolare nella ‘smorfia’ cabalistica antifascista per tentare di scoprirvi chissà quale recondito significato?!
No, non si poteva, quindi vai di ‘stangata’ sullo studente che certamente ha spirito indipendente!
Quindi bisognava additarlo, ammonirlo, avvertendolo che stesse attento… perché era su una cattiva strada… perché non prometteva niente di buono… perché bla bla bla.
Così succede oggi, ancora, in certa scuola italiana, in quella stessa scuola ove cervelli illanguiditi e crassi elevati a ruolo, bellissimo e fondamentale, di insegnanti, anzi, di formatori dello sviluppo e del divenire delle generazioni loro affidate, ahinoi, spesso e volentieri si riducono a ruolo di semplici agit-prop, di lecchini piegati al potere, di prostituiti al ‘pensiero unico’ dominante: questa è la verità.
Perché, dato e non concesso che il tredicenne (!) di cui sopra, con quel nome e con quel numero sulla maglietta, effettivamente intendesse agganciarsi a riferimenti ‘hitleriani’, ebbene, era proprio il caso di esporlo al ludibrio, di indicarlo quale vaticinatore di impossibili ritorni, di soffocarlo, umiliarlo, comunque ‘ucciderlo’ nei suoi connaturali, universali e insopprimibili sogni adolescenziali?!?
No che non era il caso.
Ma quando il ‘padrone’, cioè l’antifascismo, sempre, dovunque, comunque e quantunque, ordina e comanda, non c’è che da ubbidire ed eseguire, ed è sempre stato così per ‘la sinistra’, o perlomeno un certo tipo di ‘sinistra’: ve ne racconto una in argomento… così… magari tentando di mettervi di buon umore.
Oggi abbiamo il ‘P.D.’ che ci delizia, ma prima ancora avevamo i ‘D.S.; ancora prima tuttavia c’era il ‘P.D.S.’ e ancora prima prima c’era il ‘P.C.I.’ il quale, udite, udite, negli anni settanta del secolo scorso aveva presentato alla Camera dei Deputati una preoccupata interrogazione per conoscere “se non sia ravvisabile violazione alla legge Scelba il fatto che sullo stemma dei piloti dell’Anpac (Associazione nazionale piloti aviazione civile), figuri un’aquila che richiama quella imperiale del passato regime Fascista…” suggerendo nel contempo che l’aquila stessa venisse sostituita con un fagiano, una gazza ladra, o altro volatile appartenente alla famiglia dei gallinacci…
Fermiamoci qui. I commenti li lascio a voi!


08 febbraio, 2020

Foibe, Esodo e dintorni…silentes loquimur


Cari amici e lettori miei,
oggi desidero richiamare la vostra attenzione ma soprattutto il vostro pensiero sull’ormai imminente 16° anniversario della legge n. 92 del 30 marzo 2004, istitutiva del ”Giorno del Ricordo” (10 febbraio di ogni anno), vale a dire la Memoria dedicata alle Vittime delle Foibe e all’esodo dei 350.000 Italiani costretti a fuggire dall’Istria, dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia (anni 1943-1945-1947 del secolo scorso).
Come ben sapete ci sono voluti quasi 60 anni prima che lo Stato Italiano arrivasse a riconoscere  tale immane tragedia, anche se, a dire il vero, la succitata legge non è altro che un ‘contentino’, un provvedimento anodino (un calmante si potrebbe dire), per rimediare e porre termine a una sorta di ‘negazionismo’ che per anni e anni ha fatto di tutto per nascondere e negare ciò che era evidente, lampante e noto al mondo intero: meno che alla Repubblica Italiana, nata dalla ‘resistenza’ e dall’antifascismo a prescindere, e alla sua imbelle classe politica.
Ecco perché tale legge n. 92, che indica blandi e comunque generici benefici rivolti agli eredi e discendenti degli ‘infoibati’, poiché dalla sua attuazione non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica (sic!), non addita, non indica, non accenna minimamente ai responsabili veri ed accertati di quello che è stato un autentico genocidio: vale a dire i ‘titini’, i partigiani slavi comunisti che, sovente appoggiati, coperti e giustificati dai comunisti e partigiani italiani sono stati gli autori di crimini così efferati che è difficile trovare precedenti nella Storia.
Foibe dunque: probabilmente a molti ancora questa parola non dice niente, così come Basovizza,
Foiba di Basovizza
Opicina, Monrupino (e molti altri) sono luoghi sconosciuti ai più, ma questa parola, quei luoghi rappresentano una delle pagine più tragiche della Storia d’Italia.
Le foibe  non sono solo delle profondissime voragini che si aprono sui monti del Carso, della Venezia Giulia e dell’Istria, ma pure delle inguaribili ferite che ancora sanguinano nella memoria e nella coscienza di molti italiani: in quelle cavità infatti furono gettati migliaia e migliaia di corpi: di uomini, di donne, di militari ma soprattutto di civili, martoriati, seviziati e poi infoibati dai partigiani comunisti agli ordini di Tito.
Nei libri di scuola, ancora oggi, gli studenti non trovano questo ‘argomento’, se non edulcorato, perché rappresenta un aspetto ignobile e sconcertante della intoccabile ‘resistenza’.
Per sessant’anni, in Italia, si è volutamente e vergognosamente taciuto su questi fatti: si è taciuto sulle liste di proscrizione che i ‘titini’ portavano con loro quando, nel 1943 e nel 1945 invasero Trieste e il territorio circostante; si è taciuto sulle migliaia di italiani che scomparivano dai loro luoghi per poi essere deportati nei campi di concentramento di Borovnica, Maribor, Aidussina, località della Jugoslavia di allora.
Da quei ‘gulag’ moltissimi non tornarono mai indietro.
Neppure le loro spoglie facevano ritorno, gettate nelle foibe dopo terrificanti esecuzioni di massa; talvolta persone ancora vive, dopo essere scampate ai mitra, venivano trascinate nel baratro dai corpi dei morti ai quali erano legati con filo di ferro.
Si è taciuto sull’immane esodo di 350.000 italiani costretti a scappare dalle proprie case, dalla propria cultura, dalla propria terra e dalla propria storia dopo che, nel 1947, Fiume, l’Istria e la Dalmazia furono cedute alla Jugoslavia.
I sopravvissuti ed i parenti delle vittime aspettano ancora giustizia.
L’Italia intera, malgrado tutto, attende ancora che sia scritto, secondo verità, questo capitolo della sua Storia: la ‘pulizia etnica’ subita dalla comunità italiana che viveva ai confini orientali è un fatto vergognoso, ma ancora più vergognosa è la viltà e la malafede con cui alcuni ‘storici’, prezzolati, e tanti ‘uomini politici’, zerbini e scendiletto, hanno tentato e ancora tentano per offuscare la memoria storica di quanto è avvenuto in quel tragico tempo.
Ancora oggi la comunità italiana di quelle terre subisce discriminazioni, nella totale indifferenza del governo italiano che garantisce più diritti ai croati e sloveni in Italia di quanti non ne pretenda da Slovenia e Croazia nei confronti della minoranza italiana.
La fine, con giustizia, il suggello, con verità, la definitiva consegna alle generazioni future della tragedia immane vissuta e subita dai nostri fratelli dell’Istria, Venezia Giulia e Dalmazia, sono eventi che ancora debbono accadere, debbono essere vissuti, raccontati e tramandati: perché la Storia, un giorno, finalmente, dovrà riconoscere che “le Foibe” sono doverosamente da enumerare tra i genocidi, mentre l’Esodo fu, da una parte, una scelta di vita e di libertà, ma dall’altra un grande, ineguagliabile, italianissimo gesto d’amore!