Cari amici e lettori miei,
oggi desidero richiamare la vostra attenzione ma
soprattutto il vostro pensiero sull’ormai imminente 16° anniversario della
legge n. 92 del 30 marzo 2004, istitutiva del ”Giorno del Ricordo” (10 febbraio di ogni anno), vale a dire
la Memoria dedicata alle Vittime delle Foibe e all’esodo dei 350.000 Italiani
costretti a fuggire dall’Istria, dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia (anni
1943-1945-1947 del secolo scorso).
Come ben sapete ci sono voluti quasi 60 anni prima che lo
Stato Italiano arrivasse a riconoscere
tale immane tragedia, anche se, a dire il vero, la succitata legge non è
altro che un ‘contentino’, un provvedimento anodino (un calmante si potrebbe
dire), per rimediare e porre termine a una sorta di ‘negazionismo’ che per anni
e anni ha fatto di tutto per nascondere e negare ciò che era evidente, lampante
e noto al mondo intero: meno che alla Repubblica Italiana, nata dalla
‘resistenza’ e dall’antifascismo a prescindere, e alla sua imbelle classe
politica.
Ecco perché tale legge n. 92, che indica blandi e comunque
generici benefici rivolti agli eredi e discendenti degli ‘infoibati’, poiché dalla
sua attuazione non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza
pubblica (sic!), non addita, non indica, non accenna minimamente ai responsabili
veri ed accertati di quello che è stato un autentico genocidio: vale a dire i
‘titini’, i partigiani slavi comunisti che, sovente appoggiati, coperti e
giustificati dai comunisti e partigiani italiani sono stati gli autori di
crimini così efferati che è difficile trovare precedenti nella Storia.
Foibe dunque: probabilmente a molti ancora questa parola
non dice niente, così come Basovizza,
![]() |
| Foiba di Basovizza |
Le foibe non sono
solo delle profondissime voragini che si aprono sui monti del Carso, della
Venezia Giulia e dell’Istria, ma pure delle inguaribili ferite che ancora
sanguinano nella memoria e nella coscienza di molti italiani: in quelle cavità infatti
furono gettati migliaia e migliaia di corpi: di uomini, di donne, di militari
ma soprattutto di civili, martoriati, seviziati e poi infoibati dai partigiani
comunisti agli ordini di Tito.
Nei libri di scuola, ancora oggi, gli studenti non trovano
questo ‘argomento’, se non edulcorato, perché rappresenta un aspetto ignobile e
sconcertante della intoccabile ‘resistenza’.
Per sessant’anni, in Italia, si è volutamente e vergognosamente
taciuto su questi fatti: si è taciuto sulle liste di proscrizione che i ‘titini’
portavano con loro quando, nel 1943 e nel 1945 invasero Trieste e il territorio
circostante; si è taciuto sulle migliaia di italiani che scomparivano dai loro
luoghi per poi essere deportati nei campi di concentramento di Borovnica,
Maribor, Aidussina, località della Jugoslavia di allora.
Da quei ‘gulag’ moltissimi non tornarono mai indietro.
Neppure le loro spoglie facevano ritorno, gettate nelle
foibe dopo terrificanti esecuzioni di massa; talvolta persone ancora vive, dopo
essere scampate ai
mitra, venivano trascinate nel baratro dai corpi dei morti ai quali erano
legati con filo di ferro.
Si è taciuto sull’immane esodo di 350.000 italiani
costretti a scappare dalle proprie case, dalla propria cultura, dalla propria
terra e dalla propria storia dopo che, nel 1947, Fiume, l’Istria e la Dalmazia
furono cedute alla Jugoslavia.
I sopravvissuti ed i parenti delle vittime aspettano ancora
giustizia.
L’Italia intera, malgrado tutto, attende ancora che sia scritto,
secondo verità, questo capitolo della sua Storia: la ‘pulizia etnica’ subita
dalla comunità italiana che viveva ai confini orientali è un fatto vergognoso,
ma ancora più vergognosa è la viltà e la malafede con cui alcuni ‘storici’,
prezzolati, e tanti ‘uomini politici’, zerbini e scendiletto, hanno tentato e
ancora tentano per offuscare la memoria storica di quanto è avvenuto in quel
tragico tempo.
Ancora oggi la comunità italiana di quelle terre subisce
discriminazioni, nella totale indifferenza del governo italiano che garantisce
più diritti ai croati e sloveni in Italia di quanti non ne pretenda da Slovenia
e Croazia nei confronti della minoranza italiana.
La fine, con giustizia, il suggello, con verità, la
definitiva consegna alle generazioni future della tragedia immane vissuta e
subita dai nostri fratelli dell’Istria, Venezia Giulia e Dalmazia, sono eventi
che ancora debbono accadere, debbono essere vissuti, raccontati e tramandati:
perché la Storia, un giorno, finalmente, dovrà riconoscere che “le Foibe” sono
doverosamente da enumerare tra i genocidi, mentre l’Esodo fu, da una parte, una
scelta di vita e di libertà, ma dall’altra un grande, ineguagliabile,
italianissimo gesto d’amore!




3 commenti:
Ciao Cortesi. Chissà se il nostro caro Presidente e le istituzioni avranno la stessa attenzione che ripongono verso le giornate del ricordo. 365 giorni all' anno. Chiedete e informatevi sulla brigata orobica.
No brigata orobica. Scusate. Brigata Ebraica. E' storia
Caro Luigi, Come sempre le tue considerazioni sono ineccepibili......
A volte ( non ti scandalizzare) mi domando se non sarebbe meglio per l'umanità cercare di " dimenticare " certi orrori che si sono meterializzati in periodi particolari e che oggi penso avrebbero poco terreno fertile per essere riproposti.
Naturalmente questo mio desiderio è rivolto anche e soprattutto a chi da quasi 80 anni ha usato questi esecrabili gesti per poter prevalere su chi non aveva le stesse idee e condizionare così la crescita delle nostre generazioni.
Sono convinto che il " mettere una pietra sopra " sia l' unico modo per costruire una società migliore.
Franco
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