Cari lettori e amici miei,
siamo così smarriti e confusi in questi tempi da tutto ciò
che accade ogni giorno; soprattutto, siamo così poco considerati, come
italiani, così retrocessi e mortificati (emblematiche, per esempio, le recenti
immagini del nostro ‘Giuseppi’ Conte che cerca di intrufolarsi,
imbarazzatissimo, tra i cosiddetti ‘grandi' d’Europa per una foto di gruppo);
siamo così poco stimati dalle altre Nazioni, quasi fossimo degli zerbini
insomma, che proprio mi ci vuole, e farà bene anche a voi, un rituffarmi nel
passato della nostra grande Italia per risollevarmi/ci il morale, per ritrovare
un minimo di orgoglio e di fierezza.
E lo voglio fare richiamando alla memoria una delle più
memorabili e storiche imprese dell’Italia Fascista, ovverosia la Trasvolata
Atlantica, dall’Italia al Brasile, compiuta da Italo Balbo, leggendario
personaggio le cui imprese tanto contribuirono all’immagine prestigiosa della
nostra Patria nel mondo.
Ricorre in questo 2020 infatti il 90°anniversario di tale
mitica trasvolata, penultima tra quelle compiute da Italo Balbo, aviatore, esponente militare
e politico di spicco dell’Italia del tempo: nel 1926 divenne sottosegretario
della nascente Arma aeronautica e, tre anni dopo, fu nominato ministro con il
grado di Generale di squadra aerea.
Entusiasta, attivo, grande e instancabile organizzatore fu
l’ispiratore e il capo di quelle crociere aeree collettive che ebbero vastissima
risonanza in tutto il mondo: iniziò nel 1928 trasvolando con ben 61 idrovolanti
il Mediterraneo occidentale; l’anno successivo, con 36 idrovolanti attraversò
il Mediterraneo orientale e il Mar Nero;
nel dicembre 1930, appunto, compì l’impresa che qui si vuol ricordare, e
nel 1933 fece con 24 apparecchi la più famosa delle crociere, ovverosia la
Roma-NewYork-Roma che gli valse il grado
di Maresciallo dell’aria.
“Tutte queste imprese galvanizzarono l’immaginario
collettivo di un’intera generazione: e pensare che non sono neanche descritte
sui libri di scuola!” osservava criticamente, a suo tempo, il colonnello Ovidio
Ferrante, già direttore del grande Museo storico dell’Aeronautica militare di
Vigna di Valle, che così ricostruisce la traversata: “…l’idea di compiere
grandi Crociere aeree di massa – racconta – era stata prima sognata e poi
concepita da Italo Balbo: nel pensiero del dinamico uomo politico e aviatore
l’aeronautica e le grandi imprese aviatorie costituivano una formidabile carta
vincente per conseguire progresso e prestigio per l’Italia. Per ottenere questo
fine Balbo si era circondato di aviatori di eccezionale levatura, quali De
Pinedo e Maddalena, e a questi aveva affidato il compito di scegliere piloti
specialisti, selezionarli, valutarne la professionalità ed addestrarli al volo
di massa su lunghissimi percorsi.”
Il colonnello Ferrante era a conoscenza di ogni dettaglio
della grandiosa operazione: “Provenienti da vari Reparti di idronavigazione gli
uomini vennero radunati ad Orbetello, in una placida laguna ove era ubicato un idoneo
idroscalo”.
Lì si formarono in breve tempo gli equipaggi, si
organizzarono le squadriglie, i gruppi e lo stormo; gli ottimi risultati
conseguiti nel corso delle precedenti crociere confermarono in Balbo l’idea che era possibile affrontare in
massa l’Oceano Atlantico.
Nel gennaio 1930 fu costituito, ad Orbetello, il 9° Gruppo,
posto al comando del tenente colonnello Umberto Maddalena: venne definito il
percorso della Crociera che assommò circa diecimila chilometri, con partenza da
Orbetello e tappe a Los Alcazares (Spagna), Kenitra (Marocco), Villa Cisneros
(Rio de Oro), Bolama (Guinea Portoghese), Porto Natal (Brasile), Bahia
(Brasile) ed arrivo a Rio de Janeiro.
“Lo stormo – spiega ancora Ferrante – venne articolato su
quattro squadriglie, ciascuna di tre
velivoli, più due di riserva, per un totale di quattordici SIAI S 55
T.A., ottimi idrovolanti progettati da Alessandro Marchetti e opportunamente
potenziati ed adattati per superare una tratta oceanica di tremila chilometri”.
Il 17 dicembre 1930, alle prime luci dell’alba, i
quattordici idrovolanti, contrassegnati da bande colorate nere, rosse, bianche
e verdi dipinte sulle ali, al comando di Italo Balbo, si levarono in volo dalla
laguna di Orbetello salutati da una
fitta folla assiepata da ore sulle rive dell’idroscalo.
Dopo innumerevoli traversie, imprevisti di ogni tipo e
ostacoli apparentemente insormontabili Balbo e i suoi piloti ammarrarono a Rio
de Janeiro accolti da travolgenti manifestazioni di entusiasmo popolare, suono
a distesa di campane a salve di artiglieria.
La stampa italiana e straniera esaltò l’impresa con titoli
a piena pagina e suggestivi manifesti; opere di artisti famosi ne celebrarono
il clamoroso successo.
A novant’anni di distanza (tra 10 anni, in occasione del
centenario, lascio ad altri il dovere di ricordare degnamente questa storica e
inimitabile impresa), la crociera aerea nel Sud-Atlantico mantiene ancora
intatto il fascino di una grandissima ‘avventura’ (non dimentichiamo che stiamo
parlando del 1930!), audace, corale, luminosa, compiuta da uomini guidati da un
Capo cui non mancavano la naturale passione per il volo, la certezza delle
grandi potenzialità del mezzo aereo, il concetto dottrinario dell’ordinato e
disciplinato impegno di grosse formazioni di velivoli, nonché il gusto della
sfida alle difficoltà e ai rischi.
“Delle Crociere aeree di massa – conclude il colonnello
Ferrante – restano pochi e rari cimeli, raccolti per la massima parte nel Museo
Aereonautico di Vigna di Valle: Balbo
riposa nel piccolo cimitero di Orbetello, nel riquadro degli “Atlantici”, ove
nel corso degli anni lo hanno raggiunto coloro che vissero con lui una
esaltante ed irripetibile stagione aviatoria. Riposano insieme, allineati,
ancora in formazione, non lontano da quella laguna che fu palestra delle loro
imprese e sulla quale aleggia ancora, impalpabile ma vivo, il loro ricordo.”
Certo: un’impresa del genere e un trasvolatore di tale
grandezza, ove non fossero stati italiani ma di una qualsiasi altra Nazione
degna di questo nome avrebbero avuto naturalmente perpetuata nel tempo
rievocazione, esaltazione e commemorazione!
Domanda: fino a quando invece in Italia perdurerà la
vigliaccheria di quella masochistica “damnatio memoriae” che trova base e
fondamento su null’altro che non sia faziosità, partigianeria e settarismo?!
Risposta: fino a quando gli italiani non recupereranno un
minimo di dignità, di schiena dritta, di consapevolezza di quanto sono stati
grandi nel passato; fino a quando gli
italiani non metteranno più viltà, disonestà e slealtà alla base e al
vertice dei loro pensieri, delle loro azioni e delle loro omissioni; fino a
quando gli italiani non si sottrarranno al rimbecillimento delle ‘sardine
sott’odio’, dei ‘gretini’ dovunque e quantunque e della nefasta influenza dei ‘democratici’
a prescindere e dei politicamente corretti!

3 commenti:
Ciao Cortesi. La deriva e' iniziata esattamente con la caduta. Qualunquismo, superficialita', senso del dovere, amore di patria e concetto di famiglia relegato a roba vecchia
È un popolo senza identità
Benissimo, a ricordare quegli avvenimenti dei quali tutto il mondo stupì e parlò. Altra cosa è auspicare, se non pretendere, che i media e la cultura del nostro paese rompano il catenaccio informativo e la damnatio memoriae, omertosa e ideologica, a fini di parte e di bottega. Finché l'antifascismo sarà una religione e non un processo razionale onesto e informato e la materia appannaggio esclusivo in chiave di polemica astiosa e ad oltranza di coloro che hanno deciso di costruire le loro fortuna politiche sulla manipolazione della verità storica, non avremo mai il bene della libertà di pensiero e delle conoscenze compartecipate a tutti. (G. Mari)
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