24 gennaio, 2020

Le trasvolate atlantiche: orgoglio Italiano!


Cari lettori e amici miei,
siamo così smarriti e confusi in questi tempi da tutto ciò che accade ogni giorno; soprattutto, siamo così poco considerati, come italiani, così retrocessi e mortificati (emblematiche, per esempio, le recenti immagini del nostro ‘Giuseppi’ Conte che cerca di intrufolarsi, imbarazzatissimo, tra i cosiddetti ‘grandi' d’Europa per una foto di gruppo); siamo così poco stimati dalle altre Nazioni, quasi fossimo degli zerbini insomma, che proprio mi ci vuole, e farà bene anche a voi, un rituffarmi nel passato della nostra grande Italia per risollevarmi/ci il morale, per ritrovare un minimo di orgoglio e di fierezza.
E lo voglio fare richiamando alla memoria una delle più memorabili e storiche imprese dell’Italia Fascista, ovverosia la Trasvolata Atlantica, dall’Italia al Brasile, compiuta da Italo Balbo, leggendario personaggio le cui imprese tanto contribuirono all’immagine prestigiosa della nostra Patria nel mondo.
Ricorre in questo 2020 infatti il 90°anniversario di tale mitica trasvolata, penultima tra quelle compiute  da Italo Balbo, aviatore, esponente militare e politico di spicco dell’Italia del tempo: nel 1926 divenne sottosegretario della nascente Arma aeronautica e, tre anni dopo, fu nominato ministro con il grado di Generale di squadra aerea.  
Entusiasta, attivo, grande e instancabile organizzatore fu l’ispiratore e il capo di quelle crociere aeree collettive che ebbero vastissima risonanza in tutto il mondo: iniziò nel 1928 trasvolando con ben 61 idrovolanti il Mediterraneo occidentale; l’anno successivo, con 36 idrovolanti attraversò il Mediterraneo orientale e il Mar Nero;  nel dicembre 1930, appunto, compì l’impresa che qui si vuol ricordare, e nel 1933 fece con 24 apparecchi la più famosa delle crociere, ovverosia la Roma-NewYork-Roma  che gli valse il grado di Maresciallo dell’aria.
“Tutte queste imprese galvanizzarono l’immaginario collettivo di un’intera generazione: e pensare che non sono neanche descritte sui libri di scuola!” osservava criticamente, a suo tempo, il colonnello Ovidio Ferrante, già direttore del grande Museo storico dell’Aeronautica militare di Vigna di Valle, che così ricostruisce la traversata: “…l’idea di compiere grandi Crociere aeree di massa – racconta – era stata prima sognata e poi concepita da Italo Balbo: nel pensiero del dinamico uomo politico e aviatore l’aeronautica e le grandi imprese aviatorie costituivano una formidabile carta vincente per conseguire progresso e prestigio per l’Italia. Per ottenere questo fine Balbo si era circondato di aviatori di eccezionale levatura, quali De Pinedo e Maddalena, e a questi aveva affidato il compito di scegliere piloti specialisti, selezionarli, valutarne la professionalità ed addestrarli al volo di massa su lunghissimi percorsi.”
Il colonnello Ferrante era a conoscenza di ogni dettaglio della grandiosa operazione: “Provenienti da vari Reparti di idronavigazione gli uomini vennero radunati ad Orbetello, in una placida laguna ove era ubicato un idoneo idroscalo”.
Lì si formarono in breve tempo gli equipaggi, si organizzarono le squadriglie, i gruppi e lo stormo; gli ottimi risultati conseguiti nel corso delle precedenti crociere confermarono in  Balbo l’idea che era possibile affrontare in massa l’Oceano Atlantico.
Nel gennaio 1930 fu costituito, ad Orbetello, il 9° Gruppo, posto al comando del tenente colonnello Umberto Maddalena: venne definito il percorso della Crociera che assommò circa diecimila chilometri, con partenza da Orbetello e tappe a Los Alcazares (Spagna), Kenitra (Marocco), Villa Cisneros (Rio de Oro), Bolama (Guinea Portoghese), Porto Natal (Brasile), Bahia (Brasile) ed arrivo a Rio de Janeiro.
“Lo stormo – spiega ancora Ferrante – venne articolato su quattro squadriglie, ciascuna di tre  velivoli, più due di riserva, per un totale di quattordici SIAI S 55 T.A., ottimi idrovolanti progettati da  Alessandro Marchetti e opportunamente potenziati ed adattati per superare una tratta oceanica di tremila chilometri”.
Il 17 dicembre 1930, alle prime luci dell’alba, i quattordici idrovolanti, contrassegnati da bande colorate nere, rosse, bianche e verdi dipinte sulle ali, al comando di Italo Balbo, si levarono in volo dalla laguna di  Orbetello salutati da una fitta folla assiepata da ore sulle rive dell’idroscalo.  
Dopo innumerevoli traversie, imprevisti di ogni tipo e ostacoli apparentemente insormontabili Balbo e i suoi piloti ammarrarono a Rio de Janeiro accolti da travolgenti manifestazioni di entusiasmo popolare, suono a distesa di campane a salve di artiglieria.
La stampa italiana e straniera esaltò l’impresa con titoli a piena pagina e suggestivi manifesti; opere di artisti famosi ne celebrarono il clamoroso successo.
A novant’anni di distanza (tra 10 anni, in occasione del centenario, lascio ad altri il dovere di ricordare degnamente questa storica e inimitabile impresa), la crociera aerea nel Sud-Atlantico mantiene ancora intatto il fascino di una grandissima ‘avventura’ (non dimentichiamo che stiamo parlando del 1930!), audace, corale, luminosa, compiuta da uomini guidati da un Capo cui non mancavano la naturale passione per il volo, la certezza delle grandi potenzialità del mezzo aereo, il concetto dottrinario dell’ordinato e disciplinato impegno di grosse formazioni di velivoli, nonché il gusto della sfida alle difficoltà e ai rischi.
“Delle Crociere aeree di massa – conclude il colonnello Ferrante – restano pochi e rari cimeli, raccolti per la massima parte nel Museo Aereonautico di  Vigna di Valle: Balbo riposa nel piccolo cimitero di Orbetello, nel riquadro degli “Atlantici”, ove nel corso degli anni lo hanno raggiunto coloro che vissero con lui una esaltante ed irripetibile stagione aviatoria. Riposano insieme, allineati, ancora in formazione, non lontano da quella laguna che fu palestra delle loro imprese e sulla quale aleggia ancora, impalpabile ma vivo,  il loro ricordo.”
Certo: un’impresa del genere e un trasvolatore di tale grandezza, ove non fossero stati italiani ma di una qualsiasi altra Nazione degna di questo nome avrebbero avuto naturalmente perpetuata nel tempo rievocazione, esaltazione e commemorazione!
Domanda: fino a quando invece in Italia perdurerà la vigliaccheria di quella masochistica “damnatio memoriae” che trova base e fondamento su null’altro che non sia faziosità, partigianeria e settarismo?!
Risposta: fino a quando gli italiani non recupereranno un minimo di dignità, di schiena dritta, di consapevolezza di quanto sono stati grandi nel passato; fino a quando gli  italiani non metteranno più viltà, disonestà e slealtà alla base e al vertice dei loro pensieri, delle loro azioni e delle loro omissioni; fino a quando gli italiani non si sottrarranno al rimbecillimento delle ‘sardine sott’odio’, dei ‘gretini’ dovunque e quantunque e della nefasta influenza dei ‘democratici’ a prescindere e dei politicamente corretti!

3 commenti:

Unknown ha detto...

Ciao Cortesi. La deriva e' iniziata esattamente con la caduta. Qualunquismo, superficialita', senso del dovere, amore di patria e concetto di famiglia relegato a roba vecchia

Unknown ha detto...

È un popolo senza identità

Unknown ha detto...

Benissimo, a ricordare quegli avvenimenti dei quali tutto il mondo stupì e parlò. Altra cosa è auspicare, se non pretendere, che i media e la cultura del nostro paese rompano il catenaccio informativo e la damnatio memoriae, omertosa e ideologica, a fini di parte e di bottega. Finché l'antifascismo sarà una religione e non un processo razionale onesto e informato e la materia appannaggio esclusivo in chiave di polemica astiosa e ad oltranza di coloro che hanno deciso di costruire le loro fortuna politiche sulla manipolazione della verità storica, non avremo mai il bene della libertà di pensiero e delle conoscenze compartecipate a tutti. (G. Mari)