Cari lettori miei,
siamo ai primi giorni
del nuovo anno e quindi – doverosamente – formulo per tutti voi gli auguri più
sentiti e sinceri per un 2020 di serenità, di salute e di armonia.
Certo non sono buone le “notizie” di questo inizio d’anno:
non sono promettenti e, al contrario, sono sconfortanti e deprimenti. Non mi
riferisco però ad argomenti di economia, di lavoro, di ambiente, di stato
sociale, di prospettive, di fiducia e quant’altro, no; conoscete tutti molto
bene la situazione della quale oggi l’Italia soffre e nella quale si dibatte: dunque
passiamo ad altro.
Passiamo oltre, cari lettori, e veniamo invece alla
questione che di tutte quelle sopra accennate è, piaccia o non piaccia, causa
ed effetto al tempo stesso.
E mi riferisco alla denatalità: a quell’inverno “demografico”
che, ahinoi, pare non terminare e, addirittura, potrebbe aumentare sino a
portarci, tra qualche decennio, ad una quasi ‘scomparsa’ del popolo italiano.
Della gente autenticamente e genuinamente italiana.
Già: lasciamo però le statistiche nazionali i cui dati
sconfortanti, mediante Istat, verranno resi pubblici tra qualche mese, e
soffermiamoci invece sul “declino” demografico in cui è piombata la provincia (e
la città) di Bergamo durante il 2019: un nuovo netto calo delle nascite che
conferma il costante regresso con un bilancio finale da “allarme rosso”.
Ma il bello è, si fa per dire, che l’argomento denatalità
(drammatico in sé stesso), viene presentato, descritto ed esaminato con superficialità
e sommarietà tali da sfiorare, a volte, la frivolezza e la banalità, tirando in
ballo, di volta in volta, spiegazioni pseudo-sociali del ‘fenomeno’,
spiegazioni abborracciate e approssimative che nemmeno sfiorano le vere cause.
Nessuno tra i cosiddetti ‘esperti’ infatti, i sociologi
della prima come dell’ultima ora, i saccenti opinionisti del ‘comune sentire’ e
del ‘pensiero unico’ (in altre parole del ‘politicamente corretto’), che
blaterano attorno le note, trite e ritrite motivazioni della denatalità,
ovverosia la crisi economica, lo snaturarsi del concetto di famiglia, il debole
sostentamento statale, il senso di sfiducia nel futuro, lo scarso sostegno
parentale e quant’altro quali cause fondamentali dell’ormai radicato ‘inverno
demografico’; ebbene, dicevamo, nessuno fra tali ‘esperti’ accenna alle altre motivazioni,
quelle etico morali (prescindendo da quelle religiose), che dovrebbero essere
opposte, da chi di dovere, all’egocentrismo ed egoismo oggi preponderanti, ai
prevalenti edonismo ed individualismo.
Soprattutto nessuno mai, nei cosiddetti Centri di Potere
(nella accezione più vasta del termine), accenna alla vera responsabile della
‘Strage degli innocenti’ che mediante la legge 194/78 ormai da decenni viene
perpetrata in Italia: quella famigerata legge che, ipocrita oltre ogni dire, si
fregia del titolo di “Norme a tutela della maternità e sull’interruzione
volontaria della gravidanza”.
Che ipocrisia, che sepolcri imbiancati!
E tutto per non chiamare la legge con il suo vero nome e
cognome: “Legge contro la maternità e a favore dell’aborto”.
Qui mi fermo, amici miei lettori, perché ora voglio
trascrivervi una lettera, che ‘ho ricevuto’ direttamente alcuni anni fa, tema,
appunto, la ‘Strage degli innocenti’, il cui testo è quanto mai attuale e il
cui autore, soprattutto, vi sorprenderà.
Ecco la lettera, regolarmente firmata e sottoscritta.
“Sono uno dei
personaggi della Storia. Mi chiamo Erode. I Romani mi misero sul trono perché
iduméo. Il mio nome viene ricordato per l’orrendo crimine commesso contro i
bambini. Li ho fatti uccidere a Betlemme e dintorni. “Il tempo seppellisce e
tutto verrà dimenticato” pensavo. Ma nemmeno dopo duemila anni il mio crimine è
stato dimenticato. Chiedo la riabilitazione da parte della Storia. Non chiedo
di essere perdonato. Solo Dio potrebbe perdonarmi. Una sola cosa chiedo: che il
mio nome finisca di essere considerato come simbolo dei crimini contro i
bambini. E ho delle ragioni per chiedere questo. Non nego quanto è accaduto a
Betlemme, ma questo è avvenuto duemila anni fa. A quell’epoca gli uomini erano
barbari e i re lo erano doppiamente, perché la loro barbarie si accompagnava al
potere. Ero odiato e odiavo. Non sono stato né il primo né l’ultimo, nella
Storia, a comportarsi così. Ero un selvaggio. Se fossi vissuto nel vostro
secolo avrei trovato certamente dei medici che mi avrebbero dichiarato pazzo e
così sarei stato assolto dalla mia colpa. Se, temendo per il mio trono, ho
fatto uccidere i miei stessi figli
potevo essere più clemente con i figli degli altri? Comandavo: “Andate e
uccidete!”e a quel tempo non esisteva l’ipocrita terminologia giuridica.
Ammazzare era ammazzare. Omicidio era omicidio. Che fate invece voi del
ventesimo secolo? Da venti secoli gli uomini si danno da fare per eliminare la
barbarie. Statisti, scienziati, filosofi, artisti, apostoli, profeti, martiri,
tutti quanti hanno creato quello che voi con orgoglio chiamate Umanesimo. Ma
avete ereditato anche molto di più: avete ereditato il Cristianesimo. Eppure
neanche i vostri bambini, i vostri figli innocenti, incapaci di difendersi,
sono sicuri dal vostro egoismo! Quanti ne uccidete ogni giorno? O Betlemme, sei
rimasta storia senza significato! Là almeno le madri difendevano la vita dei
figli, anche se inutilmente. E nel vostro secolo invece? Qui le madri
dichiarano davanti ad una commissione medica che le loro creature minacciano la
loro libertà e chiedono che vengano condannate a morte. E poi l’omicidio viene affidato non a dei soldati barbari, ma
a veri esperti, che hanno studiato per imparare a proteggere la vita e la cui
vocazione ha qualcosa di sacro. Hanno formulato un giuramento che li obbliga a
proteggere la vita umana sempre e dovunque: al contrario, molti di loro …! E
poi vi chinate pieni di commozione su un fiore, ascoltate il canto degli
uccelli e con l’amore rubato ai bambini accarezzate i vostri cani e i vostri
gatti! E forse guardate commossi il Cristo crocefisso, dopo aver definito il
vostro crimine “interruzione”. Interruzione di che cosa? Forse non della vita?
Sono stato certamente superato dai vostri crimini! Voi che ricordate il mio
nome in relazione a Betlemme, dimenticate Erode! Lasciatemi in pace! Ero solo
un povero improvvisatore. E tu Storia, cerca di dare il giusto nome ai crimini
del ventesimo secolo. Voglio essere riabilitato, io. Voglio lasciare ad altri
il mio primato criminale!” Firmato: Erode (il Grande)
Che ne dite, amici lettori miei?
Permettetemi di aggiungere che in Italia abbiamo il più
basso tasso di natalità al mondo e che l’aborto è la causa prima di tale
falcidia, avendo eliminato nei nostri ospedali, con la legge 194/78, intere
generazioni di italiani.
Non dico altro; tuttavia concludo facendo mie le parole del
salmista: “Ecco, l’eredità del Signore sono i figli: la Sua ricompensa il
frutto del seno. Quali frecce nelle mani dell’eroe, tali sono i figli della
giovinezza”. (Salmo 126)

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