05 gennaio, 2020

Inverno demografico e...primavera perduta!

Cari lettori miei,
siamo ai primi giorni del nuovo anno e quindi – doverosamente – formulo per tutti voi gli auguri più sentiti e sinceri per un 2020 di serenità, di salute e di armonia.
Certo non sono buone le “notizie” di questo inizio d’anno: non sono promettenti e, al contrario, sono sconfortanti e deprimenti. Non mi riferisco però ad argomenti di economia, di lavoro, di ambiente, di stato sociale, di prospettive, di fiducia e quant’altro, no; conoscete tutti molto bene la situazione della quale oggi l’Italia soffre e nella quale si dibatte: dunque passiamo ad altro.
Passiamo oltre, cari lettori, e veniamo invece alla questione che di tutte quelle sopra accennate è, piaccia o non piaccia, causa ed effetto al tempo stesso.
E mi riferisco alla denatalità: a quell’inverno “demografico” che, ahinoi, pare non terminare e, addirittura, potrebbe aumentare sino a portarci, tra qualche decennio, ad una quasi ‘scomparsa’ del popolo italiano. Della gente autenticamente e genuinamente italiana.
Già: lasciamo però le statistiche nazionali i cui dati sconfortanti, mediante Istat, verranno resi pubblici tra qualche mese, e soffermiamoci invece sul “declino” demografico in cui è piombata la provincia (e la città) di Bergamo durante il 2019: un nuovo netto calo delle nascite che conferma il costante regresso con un bilancio finale da “allarme rosso”.
Ma il bello è, si fa per dire, che l’argomento denatalità (drammatico in sé stesso), viene presentato, descritto ed esaminato con superficialità e sommarietà tali da sfiorare, a volte, la frivolezza e la banalità, tirando in ballo, di volta in volta, spiegazioni pseudo-sociali del ‘fenomeno’, spiegazioni abborracciate e approssimative che nemmeno sfiorano le vere cause.
Nessuno tra i cosiddetti ‘esperti’ infatti, i sociologi della prima come dell’ultima ora, i saccenti opinionisti del ‘comune sentire’ e del ‘pensiero unico’ (in altre parole del ‘politicamente corretto’), che blaterano attorno le note, trite e ritrite motivazioni della denatalità, ovverosia la crisi economica, lo snaturarsi del concetto di famiglia, il debole sostentamento statale, il senso di sfiducia nel futuro, lo scarso sostegno parentale e quant’altro quali cause fondamentali dell’ormai radicato ‘inverno demografico’; ebbene, dicevamo, nessuno fra tali ‘esperti’ accenna alle altre motivazioni, quelle etico morali (prescindendo da quelle religiose), che dovrebbero essere opposte, da chi di dovere, all’egocentrismo ed egoismo oggi preponderanti, ai prevalenti edonismo ed individualismo.
Soprattutto nessuno mai, nei cosiddetti Centri di Potere (nella accezione più vasta del termine), accenna alla vera responsabile della ‘Strage degli innocenti’ che mediante la legge 194/78 ormai da decenni viene perpetrata in Italia: quella famigerata legge che, ipocrita oltre ogni dire, si fregia del titolo di “Norme a tutela della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”.
Che ipocrisia, che sepolcri imbiancati!
E tutto per non chiamare la legge con il suo vero nome e cognome: “Legge contro la maternità e a favore dell’aborto”.
Qui mi fermo, amici miei lettori, perché ora voglio trascrivervi una lettera, che ‘ho ricevuto’ direttamente alcuni anni fa, tema, appunto, la ‘Strage degli innocenti’, il cui testo è quanto mai attuale e il cui autore, soprattutto, vi sorprenderà.
Ecco la lettera, regolarmente firmata e sottoscritta.
“Sono uno dei personaggi della Storia. Mi chiamo Erode. I Romani mi misero sul trono perché iduméo. Il mio nome viene ricordato per l’orrendo crimine commesso contro i bambini. Li ho fatti uccidere a Betlemme e dintorni. “Il tempo seppellisce e tutto verrà dimenticato” pensavo. Ma nemmeno dopo duemila anni il mio crimine è stato dimenticato. Chiedo la riabilitazione da parte della Storia. Non chiedo di essere perdonato. Solo Dio potrebbe perdonarmi. Una sola cosa chiedo: che il mio nome finisca di essere considerato come simbolo dei crimini contro i bambini. E ho delle ragioni per chiedere questo. Non nego quanto è accaduto a Betlemme, ma questo è avvenuto duemila anni fa. A quell’epoca gli uomini erano barbari e i re lo erano doppiamente, perché la loro barbarie si accompagnava al potere. Ero odiato e odiavo. Non sono stato né il primo né l’ultimo, nella Storia, a comportarsi così. Ero un selvaggio. Se fossi vissuto nel vostro secolo avrei trovato certamente dei medici che mi avrebbero dichiarato pazzo e così sarei stato assolto dalla mia colpa. Se, temendo per il mio trono, ho fatto uccidere i  miei stessi figli potevo essere più clemente con i figli degli altri? Comandavo: “Andate e uccidete!”e a quel tempo non esisteva l’ipocrita terminologia giuridica. Ammazzare era ammazzare. Omicidio era omicidio. Che fate invece voi del ventesimo secolo? Da venti secoli gli uomini si danno da fare per eliminare la barbarie. Statisti, scienziati, filosofi, artisti, apostoli, profeti, martiri, tutti quanti hanno creato quello che voi con orgoglio chiamate Umanesimo. Ma avete ereditato anche molto di più: avete ereditato il Cristianesimo. Eppure neanche i vostri bambini, i vostri figli innocenti, incapaci di difendersi, sono sicuri dal vostro egoismo! Quanti ne uccidete ogni giorno? O Betlemme, sei rimasta storia senza significato! Là almeno le madri difendevano la vita dei figli, anche se inutilmente. E nel vostro secolo invece? Qui le madri dichiarano davanti ad una commissione medica che le loro creature minacciano la loro libertà e chiedono che vengano condannate a morte. E poi l’omicidio  viene affidato non a dei soldati barbari, ma a veri esperti, che hanno studiato per imparare a proteggere la vita e la cui vocazione ha qualcosa di sacro. Hanno formulato un giuramento che li obbliga a proteggere la vita umana sempre e dovunque: al contrario, molti di loro …! E poi vi chinate pieni di commozione su un fiore, ascoltate il canto degli uccelli e con l’amore rubato ai bambini accarezzate i vostri cani e i vostri gatti! E forse guardate commossi il Cristo crocefisso, dopo aver definito il vostro crimine “interruzione”. Interruzione di che cosa? Forse non della vita? Sono stato certamente superato dai vostri crimini! Voi che ricordate il mio nome in relazione a Betlemme, dimenticate Erode! Lasciatemi in pace! Ero solo un povero improvvisatore. E tu Storia, cerca di dare il giusto nome ai crimini del ventesimo secolo. Voglio essere riabilitato, io. Voglio lasciare ad altri il mio primato criminale!” Firmato: Erode (il Grande)
Che ne dite, amici lettori miei?
Permettetemi di aggiungere che in Italia abbiamo il più basso tasso di natalità al mondo e che l’aborto è la causa prima di tale falcidia, avendo eliminato nei nostri ospedali, con la legge 194/78, intere generazioni di italiani.
Non dico altro; tuttavia concludo facendo mie le parole del salmista: “Ecco, l’eredità del Signore sono i figli: la Sua ricompensa il frutto del seno. Quali frecce nelle mani dell’eroe, tali sono i figli della giovinezza”. (Salmo 126)

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