21 dicembre, 2019

Tu scendi dalle stelle...


Cari miei lettori,
le festività natalizie sono ormai imminenti e quel poco di poesia che ancora le caratterizza è purtroppo sovrastato, annullato e vanificato da quel corollario di luci, suoni e frastuoni tipici di questi tempi consumistici e vacui che spesso sfiorano l’appariscente, il pacchiano e addirittura il volgare. Nulla di più.
Smarrite del tutto infatti quelle emozioni, sensazioni e trepidazioni che l’atmosfera natalizia di un tempo sapeva infondere e trasmettere; quel crearsi e ricrearsi di certe ‘magie’ natalizie che nascevano spontanee, in giorni ormai lontani, sicuramente più poveri ma assai più sereni.  
Ma non è di questo, quantomeno solo di questo cui intendo richiamarvi, bensì attirare la vostra attenzione sulla rilevante presentazione che viene fatta e sugli entusiastici commenti relativamente a quegli eventi musicali natalizi chiamati “concerti gospel”.
Premessa necessaria: non ho nulla contro questa “nuova” espressione artistico musicale caratterizzata da un marcato sapore “multiculturale” (e ti pareva!), che trova da alcuni anni in qua molti estimatori ed ammiratori; tuttavia ciò che stona è il prefigurare, il presentare, il commentare tali esibizioni con espressioni del tipo “Tutta la musica del Paradiso”, oppure “ritmo divino, “avanti a suon di gospel”, oppure ancora “Quel gospel che fa respirare la magia del Natale”: in sintesi, quindi, secondo la ‘moda’ e anche il ‘politicamente corretto’, la musica del Paradiso, il ritmo divino, la magia del Natale diventano la cifra del riconoscimento, la caratteristica principale dello stile, il biglietto di presentazione si potrebbe dire di questi gruppi musicali, in genere composti da neri americani, che ormai sono diventati la colonna sonora più adatta ad allietare le nostre tradizionali feste natalizie.
Addirittura si afferma, con assoluto sprezzo del ridicolo: “… ecco perché le ‘Gospel Voices’ rivendicano la loro ascendenza direttamente dal Paradiso…”
Un momento, fermiamoci un attimo: per riflettere, per considerare, per ricordare.
E soprattutto per dare un senso e il giusto valore a parole e aggettivi.
Perché la magia musicale del Natale, il ritmo divino, la musica del Paradiso, spiace doverlo dire, ma oggi non ci sono più.
E non ci sono più perché non ci sono più le voci bianche: da non confondere con le voci femminili.
Perché le voci bianche sono un’altra cosa; sono quelle dei bambini, dei ragazzini che non hanno ancora raggiunto l’età della pubertà e quindi della muta vocale.
Perché le voci bianche hanno un sapore, un colore, un profumo che non è comparabile a nulla in campo vocale, solistico o corale che sia; perché le voci bianche esse sì sono Paradiso, perché le emozioni e le sensazioni che trasmettono sono indicibili, sono ineffabili, sono irripetibili.
Una netta distinzione, tuttavia, è necessaria tra un coro di voci bianche e un coro di bambini: quest’ultimo (ad esempio l’Antoniano) è una realtà prettamente amatoriale e didattica con metodologie e finalità divergenti rispetto ad un coro di voci bianche, il quale, invece, è una realtà professionale formata da bambini particolarmente dotati e selezionati il cui addestramento consegue l’obiettivo, oltre ad una solida educazione musicale, di una vera e propria produzione artistica . 
Già, perché altro non è se non purissima arte il vecchio e caro disco vinilico, 33 giri, edizione anni ’60, che in questi giorni ascolto e riascolto: trattasi di una raccolta di Canti di Natale interpretato dalle Voci bianche di Bergamo, dirette dal compianto maestro Don Egidio Corbetta, il quale elaborò e trascrisse una serie di canti la cui bellezza, la cui innocenza, la cui freschezza li rende, questi sì, canti paradisiaci.
Altro che gospel!
A questo punto mi si potrebbe chiedere  l’onere della prova rispetto a quanto affermo.
Già, e come faccio, visto che purtroppo, oggi come oggi, in Italia, tranne l’eccezione della Cappella Sistina, forse di cori di voci bianche non ne esistono più: e non esistono più per le ragioni che ha ben spiegato, durante un’intervista di qualche anno fa, lo stesso Don Corbetta.
Non ci resta che confidare nella tecnologia d’oggi dunque, e nella possibilità di qualcuno (che può) e nella volontà di qualcuno (che lo voglia), per sperare nella duplicazione e riproduzione mediante appunto le straordinarie tecnologie odierne, di canti come Adeste fideles, Ninna nanna, Puer natus, Astro del ciel, O piccola Betlemme, Tu scendi dalle stelle, Stille nacht e tanti altri, però interpretati, ripeto ancora, da nessun altro che non sia un vero e genuino coro di voci bianche.
Perché questo e non altro è l’unico mezzo per ascoltare musica natalizia che davvero provenga dal Paradiso. Tutto il resto è contingenza, è moda: passerà e non lascerà traccia. Buon Anno a tutti.


3 commenti:

Unknown ha detto...

Carissimo Luigi mi trovi assolutamente d'accordo!
Da ex voce bianca del Coro dell'Immacolata colgo l'occasione per porgere a te e famiglia i miei più sinceri auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo. Arturo Amadigi

Unknown ha detto...

Caro signor Luigi grazie per la bella riflessione...Non ci avevo mai pensato e in effetti ha proprio ragione...nonostante io apprezzi anche il gospel.
Buon Natale!
Giovanna N.

Unknown ha detto...

Ciao caro Cortesi. Mi trovi perfettamente concorde. Stiamo perdendo tutto cio' che ci identificava a fronte di un falso buonismo. Apertura al nuovo va bene solo se non riduce le nostre tradizioni e mi permetto anche di dire che ci dovrebbe essere una stessa apertura del nostro nelle altre culture. Rapporto di inclusione paritario. Qui dobbiamo includere le tradizioni di altri nel nostro tessuto sociale anche con imposizione. Provate a farlo al contrario.......Buone Feste